CATAPILLA
DISCOGRAFIA COMPLETA
Titolo: Catapilla
Data Uscita: 1971
Genere: Progressive Rock
Etichetta: Vertigo
Titolo: Changes
Data Uscita: 1972
Genere: Progressive Rock
Etichetta: Vertigo
Catapilla - Catapilla (1971)
1. Naked death (15:38)
2. Tumbleweed (3:54)
3. Promises (5:42)
4. Embryonic fusion (24:08)
- Robert Calvert / saxophone
- Hugh Eaglestone / saxophone
- Malcolm Frith / drums
- Anna Meek / lead vocals
- Thiery Rheinhart / wind instruments
- Dave Taylor / bass
- Graham Wilson / guitars
Catapilla - Changes (1972)
1. Reflection (12:06)
2. Charing Cross (6:45)
3. Thank Christ For George (12:07)
4. It Could Only Happen To Me (6:45)
- Robert Calvert / saxophone
- Bryan Hanson / drums
- Anna Meek / lead vocals
- Ralph Rawlinson / keyboards
- Carl Wassard / bass
- Graham Wilson / guitars
Ci sono degli anni cui la storia della musica deve molto, anni senza i quali il rock non sarebbe stato lo stesso. Uno di questi anni è sicuramente il 1971: i
Jethro Tull di "Aqualung", i Genesis di "Nursery cryme", i Van Der Graaf di "Pawn hearts"... tra questi e molti altri, il primo album omonimo dei CATAPILLA,
band di non grande fama, ma con un consistente seguito di culto, costituitosi nel Natale dell'anno prima. La line-up originaria (la pur breve esistenza del
gruppo è contrassegnata da sensibili cambi di formazione che però non ne pregiudicheranno la sintonia compositiva ed esecutiva), di stanza nella west-side
londinese, era composta da Jo Meek alla voce, Malcolm Frith alla batteria, Dave Taylor al basso, Graham Wilson alla chitarra, più una nutrita coorte di
fiati, con Hugh Eaglestone e Robert Calvert il mitico...) al sax tenore e Thierry Rheinhart al flauto, clarinetto ed ancora sax, sia tenore che alto.
Autori di una multiforme miscela ricca di umori jazz e sperimentali cavalcate strumentali, voraci fruitori di un'ampia varietà di stili e spericolati maestri
di ardite contaminazioni sonore, quasi canterburiani per la sistematica tensione a forzare e superare gli angusti confini degli stilemi rock, riuscirono ad
imporsi all'attenzione dell'Orange Music, una quotata management company dell'epoca, che diede loro la ghiotta opportunità di esibirsi di fronte ad
un'interessata audience di addetti ai lavori ed operatori discografici. Patrick Meehan, già manager dei Black Sabbath, ne fu immediatamente conquistato e si
offrì di produrre il loro album di debutto; correva l'anno 1971. Appunto.
Poco prima di entrare in studio per l'inizio delle registrazioni, Jo Meek fu sostituita da sua sorella Anna, una delle più belle voci del regno, con nulla da
invidiare alle più blasonate Annie Haslam o Sonja Kristina (Jo presterà poco dopo la voce ai misconosciuti quanto inestimabili Julian's Treatment per il loro
2° LP "Waiters on the dance", epitaffio della band e, per la verità, accreditato al solo Julian Jay Savarin, mente poliedrica e braccio, imprescindibile allo
Hammond, dell'intero progetto musicale, riconvertitosi poi a scrittore di fantascienza di discreto successo). Il loro primo lavoro discografico, intitolato
appunto "Catapilla" (la copertina, apribile nella prima stampa inglese, rappresenta una mela), lascia già stupefatti ed ammirati per l'affiatamento e la
tecnica individuale dei musicisti; il sound è innegabilmente progressivo nel suo essere multi-genere e multi-stile, con un parco strumenti decisamente ricco
per gli standard dell'epoca, lunghe digressioni con magistrali intrecci chitarre-fiati ("Naked death" ed "Embryonic fusion", rispettivamente primo ed ultimo
pezzo, durano nell'ordine quasi 16 e più di 24 minuti, negli altri due brani la tenace intelaiatura della forma canzone ingabbia il magmatico imperversare
degli strumenti) si alternano ai grintosi stacchi vocali di Anna Meek, insinuante ed ambigua,
sensuale e aggressiva.
La trafila live, che ha portato i CATAPILLA a bruciare le tappe in numerosi club dell'effervescente scena londinese, trova coronamento in una grande
maturità, pre-parazione tecnica, apertura al nuovo, ansia di attingere senza preconcetti allo scibile musicale, foga e rigetto di ogni compromesso
commerciale: questi gli ingredienti di una ricetta vincente. L'approccio progressive con contaminazioni colte ed influenze jazz (soprattutto nell'attitudine
ad improvvisare dilatando la durata dei brani nel segno di un composito sviluppo di ogni tema musicale) richiama alla memoria altre leggendarie
one-album-band come i Fusion Orchestra di "Skeleton in armour", i pionieristici Affinity e gli intricati e jazzati, quanto a volte stucchevolmente seriosi
Ben, nonché i seminali Cressida (soprattutto nel loro secondo LP "Asylum" dove, sebbene privi di fiati, l'esuberanza strumentale dei musicisti ricorda la
fluviale creatività dei CATAPILLA) e, perché no, i Web di "I spider", non fosse altro che per la loro vocazione fiatistica idealmente ereditata anche dai
loro degni successori Samurai.
Dopo un tour assieme a Graham Bond e Roy Harper successivo al loro album di debutto organizzato dalla Vertigo, etichetta di entrambi i lavori discografici
dei nostri e fucina inesauribile (come la Neon della RCA e la Harvest della EMI per fare solo due nomi) di talentuosi creatori di suoni nuovi (Patto, Clear
Blue Sky ed i Gravy Train di "Ballad of a peaceful ma" tra i tanti), con un organico profondamente rivoluzionato (Eaglestone, Frith, Rheinhart e Taylor
lasciano e sono sostituiti da Bryan Hanson alla batteria, Ralph Rawlinson alle tastiere e Carl Wassard al basso), i CATAPILLA entrano nuovamente in studio
per registrare la loro seconda opera e canto del cigno. E' il 1972: il risultato, intitolato "Changes" (questa volta sulla copertina campeggia un bruco,
ideale e ironico sequel della mela del primo album), ha, ancora una volta, del miracoloso.
La verve strumentale , se possibile, è addirittura aumentata, la materia sonora lievita, docile e in continua trasformazione - evoluzione, sotto le sapienti
dita dei protagonisti. L'album si articola in quattro pezzi, segnatamente: "Reflections", "Charing cross", "Thank Christ for George" e "It could only happen
to me"; la loro scansione, tuttavia, non impedisce che si abbia la insopprimibile sensazione di ascoltare il dipanarsi di una lunga suite magnificamente
eseguita e contrappuntata - teleguidata dalla voce di Anna che, stemperate alcune asprezze dell'esordio, è diventata puro vocalizzo, strumento tra gli
strumenti.
L'inesistente promozione, il cattivo management, gli scarsi riscontri commerciali, portano la band a sciogliersi poco dopo, destino non infrequente a quel
tempo, con i soli Robert Calvert e Dave Taylor coinvolti in successivi progetti musicali, il primo in sala di registrazione al fianco di John Stevens, il
secondo con i Liar.
Dei CATAPILLA rimangono il nome, usato da Eaglestone per due negozi di dischi di sua proprietà e due album senza tempo. La loro quotazione in Lire italiane
ha raggiunto livelli ragguardevoli; entrando nello specifico: il primo omonimo, prima stampa inglese, copertina apribile, si aggira sulle 150.000; il secondo
"Changes", anch'esso prima stampa inglese con un'originalissima gimmix
cover, supera ormai la soglia delle 400.000.
Se mai il rock conquisterà unanimemente dignità di arte, un contributo piccolo ma significativo verrà anche da questa indimenticabile band.
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