Titolo originale: The War of the Roses Nazionalità: USA Anno: 1989 Genere: Commedia Durata: 116 minuti
Soggetto: Tratto dall’omonimo romanzo di Adler Warren Sceneggiatura: Michael Leeeson Montaggio: Lynzee Klingman Musiche: David Newman Fotografia: Stephen H. Burum Scenografia: Ida Random Produttore: James L. Brooks e Arnon Milchan Produzione: 20th Century Fox Distribuzione: 20th Century Fox Home Entertainment Data di uscita: maggio 1989 (al cinema)
A Washington, Barbara Rose - dopo diciotto anni di sereno matrimonio allietato fin dall'inizio dalla nascita di due figli, Josh e Carolyn, - vuole dividersi dal marito Oliver perchè, dopo un presunto infarto di questi, si è accorta che la possibilità di restare vedova non le dispiaceva affatto, in quanto il marito - che le ha dato tutto ciò che una donna può desiderare (tra cui Susan, una governante per la loro casa perfetta piena di oggetti d'arte) - tutto preso dalla propria carriera di avvocato non ha mai tenuto conto della sua individualità. A malincuore Oliver si rivolge a Gavin D'Amato, un avvocato amico di famiglia, per accordarsi sul divorzio: da questo momento inizia fra i coniugi una guerra accanita in quanto né l'uno né l'altra vogliono lasciare la dimora in cui hanno vissuto. Costretti a vivere separati nella stessa casa, limitano - con tanto di piantina a colori - i rispettivi habitat. L'accordo è finito (e i due figli ancora giovanissimi ne risentono), mentre subentrano ripicche, scherzi atroci, rivalse e cattiverie in un turbine di porcellane preziose (sono di Oliver, ma Barbara infuriata le manda in briciole) e di odio reciproco. In realtà Oliver vuole ancora molto bene alla moglie, ma Barbara si è stufata di fare la donna di casa, essendosi scoperta vocazioni manageriali. Gavin D'Amato tenta la riconciliazione, ma la cocciutaggine dei due è come un muro insormontabile. I reciproci perfidi dispetti determinano dapprima la totale devastazione della loro splendida abitazione e, successivamente, la loro morte dopo essere precipitati nel vuoto appesi ad un grande lampadario.
Se l’ondata di film made in Usa su famiglia e dintorni ha dato negli ultimi tempi l’impressione che l’America si stia trasformando in un giardino di rose, di magnolie o quantomeno in un giardino d’infanzia, è arrivato per fortuna chi ha voglia di dissentire. Danny De Vito, al suo secondo film dietro la macchina da presa, The War of the Roses - da tradurre, con perdita inevitabile di allusività, La guerra dei Roses - ha inventato una commedia nera e perfida sul sogno familiare americano, scandita da tempi perfetti e da una sceneggiatura degna di Ben Hecht (firmata invece da Michael Leeson).
Oliver - Michael Douglas al suo meglio come yuppie dal volto umano - e sua moglie Barbara - una Kathleen Turner geniale nelle sfumature, nell’ambiguità e nei ritmi della commedia - si sono trovati, amati, sposati, hanno sfornato i bambini grassocci del benessere, hanno avuto successo (lui, veramente, ma lei ha portato a un’estenuata perfezione la casa e la vita sociale), e sono rimasti soli. E un banale incidente fa annusare alla casalinga Barbara l’odore della libertà. Non c’è un altro, è solo la fine dell’amore. Chiede il divorzio, chiede la casa, simbolo della perfezione apparente del matrimonio andato in frantumi, dello status, e della realizzazione sociale. E poiché Oliver non ci sta e inventa una convivenza da divorziati in casa, dà fuoco alle polveri di una guerra domestica tanto fantasiosa quanto cruenta, senza esclusione di colpi, di cadaveri, di oggetti preziosi infranti.
Danny De Vito (nel film un avvocato che racconta la guerra di Oliver e Barbara come caso esemplare a un cliente che va a chiedergli un consiglio matrimoniale) ha dichiarato di aver fatto un film contro il divorzio. Più che contro il divorzio, che sembrerebbe l’unica soluzione all’impossibile belligeranza dei due coniugi, De Vito attacca, con superba leggerezza e gusto per l’eccesso, il culto americano della roba, la corsa al successo e una condizione femminile, tanto balorda e frustrante quanto comoda e voluta, che di questa condizione è uno dei risvolti.
In un susseguirsi di colpi bassi e di trappole mortali, in un infrangersi di cristalli e di porcellane, il benessere yuppie si sbriciola come l’amore che non c’è più, ma che, paradossalmente, potrebbe forse tornare attraverso la guerra d’amore.
Da Irene Bignardi, Il declino dell’impero americano, Feltrinelli, Milano, 1996
Code:
Generale #0
Nome completo : La Guerra dei Roses.avi
Formato : AVI
Formato/Info : Audio Video Interleave
Formato/Family : RIFF
Dimensione : 683 Mb
Durata : 1h 54min
BitRate : 828 Kbps
StreamSize : 10.4 Mb
Compressore : VirtualDub build 13870/release
Video #0
Codec : XviD
Codec/Family : MPEG-4
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Durata : 1h 54min
BitRate : 698 Kbps
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Risoluzione : 8 bits
Interlacement : Progressive
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StreamSize : 572 Mb
Audio #0
Codec : MPEG-1 Audio layer 3
Codec profile : Joint stereo
Durata : 1h 51min
BitRate : 126 Kbps
Modalità : CBR
Canali : 2 canali
SamplingRate : 48 KHz
Risoluzione : 16 bits
StreamSize : 101 Mb
Compressore : Xing (old)
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