L'immane tragedia che l'Olocausto nazista ha rappresentato per la nostra civiltà è paragonabile a un vero e proprio cataclisma naturale. Ma l'Olocausto, come mostra questo libro, è ormai diventato qualcosa d'altro: una strumentalizzazione della sofferenza, un'arma ideologica impiegata in un vero e proprio racket estorsivo per arricchire le lobby ebraiche. Norman G. Finkelstein, ebreo americano e figlio di sopravvissuti ai lager nazisti, ha continuato le sue ricerche anche dopo la prima pubblicazione de
L'industria dell'Olocausto
nel 2000 (trad. it., Rizzoli 2002). E in questa nuova edizione, arricchita da un saggio inedito, ribadisce la sua denuncia, documentando la strumentalizzazione della "nuova minaccia antisemita" per giustificare l'attuale politica israeliana. Tutto, sempre, nel tentativo di rendere giustizia e "ristabilire l'Olocausto nazista come oggetto d'indagine razionale".
L'autore Figlio di sopravvissuti ebrei del ghetto di Varsavia e poi del campo di sterminio di Auschwitz, Finkelstein si mise in luce con i suoi scritti relativi ai conflitti arabo-israeliani e grazie alle polemiche suscitate dalla sua critica per ciò che egli chiama «L'industria dell'Olocausto»: termine col quale indica le organizzazioni e le personalità ebraiche (in particolare il Congresso Ebraico Mondiale o Elie Wiesel) che, a suo parere, hanno strumentalizzato la Shoah a fini politici (per sostenere la politica israeliana) o mercantili (ottenere indennizzi finanziari da parte della Germania e della Svizzera). Finkelstein rivela che le sue ricostruzioni storiche furono innescate dall'indennizzo di 1.000 dollari statunitensi a testa offerto ai suoi genitori: cifra assai bassa a fronte di quanto versato da Germania e Svizzera e del numero di scampati ai campi di concentramento e di sterminio nazisti inizialmente rilevato dagli Alleati quando censirono i sopravvissuti nei lager. Tale cifra, a suo dire ben inferiore al milione di persone, sarebbe però continuamente lievitata per opera delle commissioni incaricate di fissare gli indennizzi, formate da israeliani e da statunitensi (israeliti e non israeliti) molto legati a Israele, che così avrebbero liberato risorse finanziarie immense delle quali si sarebbe avvantaggiato lo Stato d'Israele, a detrimento degli effettivi scampati all'Olocausto. |
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