Titolo originale: No Country for Old Men
Titolo italiano: Non è un paese per vecchi
Autore: Cormac McCarthy
1ª ed. originale: 2005
Genere: romanzo
Sottogenere:Thriller
Lingua originale: inglese
Traduttore: Testa M.
Editore: Einaudi
Collana: Supercoralli
Pagine: 251
Anno di pubblicazione: 2006
Ambientazione: Stati Uniti, Texas, 1980
Protagonisti: sceriffo Ed Tom Bell
Altri personaggi: Llewelyn Moss, Anton Chigurh
Nel 1980, nel Texas meridionale, al confine con il Messico, il giovane Llewelyn Moss, un reduce dal Vietnam, si imbatte, mentre sta cacciando antilopi nella prateria, in un convoglio di jeep colme di cadaveri, di droga e di soldi. Prende i soldi e decide di tenerseli, ma diventa subito la preda di una spietata partita di caccia: inseguito dai trafficanti, da uno sceriffo vecchia maniera, nonché dal solitario Chigurh, un assassino psicopatico munito di una pistola da mattatoio. Moss tenta disperatamente di sfuggire a un destino inevitabile, coinvolgendo per ingenuità la giovanissima moglie.
Incipit
:
Moss era seduto con i tacchi degli stivali affondati nel pietrisco vulcanico del crinale e osservava il deserto sotto di sé con un binocolo tedesco a ingrandimento 12. Il cappello tirato indietro sulla fronte. I gomiti appoggiati sulle ginocchia. Il fucile che portava a tracolla con una cinghia di cuoio da sella era un .270 a canna pesante con sistema Mauser 98 e calcio in lamina di acero e noce. Era equipaggiato con un mirino telescopico Unertl della stes sa potenza del binocolo. Le antilopi erano suppergiù a un chilometro e mezzo di distanza. Il sole era sorto da meno di un'ora e l'ombra del crinale, della àatilla e del le rocce si allungava a dismisura sulla piana sotto di lui. Da qualche parte laggiù c'era anche la sua, di ombra del lo stesso Moss. Abbassò il binocolo e rimase seduto a studiare il territorio. A sud in lontananza le montagne brulle del Messico. I canyon del fiume. A ovest il terre no color terra cotta lungo la frontiera. Fece uno sputo secco e si asciugò la bocca sulla spalla della camicia da lavoro di cotone.
Il fucile era in grado di sparare rosate ampie pochi millimetri. Rosate di una dozzina di centimetri a novecento metri di distanza. Il punto che aveva scelto per prendere la mira era appena sotto una lunga scarpata di detriti lavi ci e rientrava perfettamente in quel raggio di azione. Solo che gli ci sarebbe voluta quasi un'ora per arrivarci, e le antilopi al pascolo si stavano allontanando. L'unico elemen to positivo era che non tirava vento.
Quando arrivò ai piedi della scarpata si alzò lentamente e cercò le antilopi. Non si erano allontanate molto da quando le aveva viste l'ultima volta, ma erano comunque ad almeno settecento metri da lui. Osservò gli animali col binocolo. Attraverso il pulviscolo compresso e la distor sione provocata dalla calura. Una bassa foschia di polvere e polline scintillanti. Non c'erano altri ripari e dopo quel tiro non avrebbe avuto una seconda possibilità.
Rotolò sulla ghiaia e si tolse uno stivale, lo stese sulle rocce, appoggiò l'asta del fucile sul cuoio, tolse la sicura con il pollice e guardò nel cannocchiale del fucile.
Erano ferme con la testa ritta, tutte quante, e lo guardavano.
E' dalla metà degli anni sessanta – il suo primo libro Il guardiano del frutteto (Einaudi 2002) è del 1965 – che Cormac McCarthy ci parla dell'America dei suoi miti e delle sue angosce. Lo fa scegliendo un punto di vista particolare quello del genere western ma trasfigurandolo fino a mutare il sogno della frontiera in un incubo dalle tinte foschissime. La lente attraverso cui guardare le vicende di una nazione e delle persone che ne fanno parte non viene quindi puntata su Hollywood il crollo di Wall Street o Pearl Harbor ma su pianure desolate praterie e deserti città fantasma luoghi di frontiera che diventano puntualmente terre di nessuno desolato teatro di una “scena primaria” sanguinaria e ancestrale. In Meridiano di sangue (Einaudi 1996) e nei romanzi della Trilogia della frontiera (Cavalli selvaggi Oltre il confine Città della pianura tutti Einaudi 1995 1996 1999) il “destino manifesto” del paese la sua autoattribuita missione civilizzatrice (si veda il bel saggio di Anders Stephanson: Destino manifesto Feltrinelli 2004) si svela in tutta la sua ambiguità: la libertà quella che ieri si cercava all'Ovest e che oggi si esporta in giro per il mondo è anche se non prima di tutto libertà di uccidere chi si vuole di sopraffare l'altro fino allo sterminio.
Specialmente in Meridiano di sangue McCarthy è riuscito a elevare questa condizione a un livello ulteriore all'interno di una dimensione narrativa in cui la ferocia permea ogni cosa e ogni personaggio qualunque sia la sua origine. Nelle vicissitudini dello scatenato giudice Holden e del ragazzino al suo seguito non è più una questione di bene e di male ma di uomini posseduti da un'animale preistorica “paura del sangue e della morte” come recita l'imprevisto esergo di Valery. La libertà su cui si è costruita l'America (e di cui il western tradizionalmente ne dava una rappresentazione pacificante e identitaria) lungi dall'essere un approdo sicuro e civilizzatore diventa sulla pagina di McCarthy il nome che si impone a una legge di natura violenta e disumana.
Da simili premesse si muove anche Non è un paese per vecchi che vent'anni dopo Meridiano di Sangue e sette da Città della pianura ci presenta un McCarthy inedito spiazzante per certi versi con un thriller ambientato nel Texas degli anni ottanta. Llewlyn Moss un reduce del Vietnam sta cacciando un'antilope nel deserto – quasi un archetipo della sua narrativa: l'essere umano è un atomo impazzito e minuscolo immerso in un paesaggio grandangolare maestoso e indifferente – quando incappa sulla scena ormai fredda di una carneficina: un regolamento di conti tra bande di narcotrafficanti. La tentazione a cui non si può resistere immancabile ingrediente di ogni thriller che si rispetti (e il romanzo di McCarthy è anche un thriller) ha qui le fattezze di una borsa con due milioni di dollari dimenticata tra i cadaveri. Moss la prende: è il suo primo errore. Il secondo errore sarà tornare sul luogo del delitto per aiutare un sopravvissuto. Peccato che nel frattempo siano tornati i cattivi per finire il lavoro e riprendersi il bottino: l'incontro ovviamente non è dei più amichevoli. Comincia così una caccia all'uomo che si protrarrà per buona parte del romanzo. Moss viene tallonato da Chigurh un killer di brutalità inaudita a tratti grottesca. Terzo vertice del triangolo è lo sceriffo Bell anche lui un reduce ma della seconda guerra mondiale: le sue considerazioni nostalgici richiami a un tempo e un paese che non sono mai esistiti interrompono una narrazione altrimenti tesissima.
Allora visto così sembra che McCarthy abbandonando i temi e la lingua abituali (il West raccontato con quell'inglese quasi barocco in cui Melville e Faulkner si mescolano alla tragica necessità del Macbeth o della Bibbia di re Giacomo) abbia cercato più la riuscita se non proprio commerciale quantomeno comunicativa. E se da una parte è senz'altro vero (Non è un paese per vecchi è un noir incalzante e allucinato emozionante e scritto in maniera superba) dall'altra la sensazione è che non si possa ridurlo a divertissement per quanto di livello.
Basti pensare all'intero impianto strutturale del romanzo: per due terzi si attiene alle regole del genere soltanto per buttarle a mare di colpo concludendo la vicenda improvvisamente e deludendo qualsiasi ulteriore aspettativa. Lo stesso titolo è indicativo: No country for old men è un verso di una poesia di W. B. Yeats (Verso Bisanzio) su un impero opulento e decadente. Ciò che cerca McCarthy allora non è il thrilling ma l'allegoria: quella del romanzo è un'America sopravvissuta a se stessa popolata di reduci di avanzi di una guerra che sembra eterna.
Quando ancora una volta Chigurh si volatilizza a Bell non resta che raccogliere i cocci (e i cadaveri) lungo una frontiera ormai svuotata di ogni ideale. Lo sceriffo fino a questo punto inconcludente portavoce dell'America profonda può solo abbandonare le illusioni intorno a un mitico passato perbene e ammettere sconsolato: “La gente dice che è stato il Vietnam a mettere in ginocchio questo paese. Ma io non ci ho mai creduto. Questo paese era già messo male. Non avevamo niente da dare a quei ragazzi da portarsi dietro. Non si può andare in guerra in quel modo. Non si può andare in guerra senza Dio. Io non so cosa succederà quando arriverà la prossima. Non lo so proprio”. Neppure noi lo sappiamo ma intanto la “prossima guerra” è già qui.
Francesco Guglieri e Roberto Canella Recensione de L'indice
Dal romanzo è tratto l'omonimo film affidato alla regia di Ethan Coen, Joel Coen.
Con Tommy Lee Jones, Javier Bardem, Josh Brolin, Woody Harrelson, Kelly MacDonald,Garret Dillahunt, Tess Harper, Barry Corbin, Stephen Root, Rodger Boyce, Beth Grant, Ana Reeder, Kit Gwin, Zach Hopkins, Chip Love, Jason Douglas, Gene Jones, Boots Southerland, Matthew Posey, Doris Hargrave, Margaret Bowman, Kathy Lamkin, Eduardo Antonio Garcia, Myk Watford, Johnnie Hector, Thomas Kopache, Rutherford Cravens.
Titolo originale: No Country for Old Men
Genere: Thriller
Durata 122 minuti
Nazione: USA
Anno: 2007
Distribuito da: Universal Pictures
Data di uscita: 22 febbraio 2008.
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