Titolo originale: Il mostro Nazionalità: Italia Anno: 1994 Genere: Commedia Durata: 112 minuti
Soggetto: Roberto Benigni, Vincenzo Cerami Sceneggiatura: Roberto Benigni, Vincenzo Cerami Montaggio: Nino Baragli, Franco Fraticelli Musiche: Evan Lurie Fotografia: Carlo Di Palma Scenografia: Giantito Burchiellaro Costumi: Danilo, Donati, Bruno Lenzi, Stefano Rianda Effetti speciali: Giovanni Corridori, Germano Natali Produttore: Roberto Benigni, Yves Attal Produzione: IRIS Films, La Sept Cinéma, Melampo Cinematografica, UGC Images Distribuzione: Filmauro Data di uscita: agosto 1994 (al cinema)
Il quarantenne Loris, inquilino moroso e odiato dall'amministratore Roccarotta, che vuole sfrattarlo dal suo appartamento, e dai coinquilini coi quali v'è una gara di reciproci dispetti, nonché occasionale trasportatore di manichini ribelli, in base ad una serie di qui pro quo diabolicamente incastrati l'uno nell'altro, si vede identificare dal criminologo Paride Taccone col mostro che terrorizza da tempo il quartiere seviziando orribilmente alcune donne. La polizia decide allora di coglierlo in flagrante mettendogli vicino la poliziotta Jessica Rossetti, che viene scelta, come subaffittuaria illegale, dal presunto "mostro". Loris ha un modo di vivere molto eccentrico: esce di casa ogni giorno camminando accovacciato per eludere il portiere, per rincasare senza essere visto usa le scale di un'impalcatura esterna, per rifornirsi di cibo ruba al supermercato mandando in tilt il sistema di allarme. Nonostante i vari tentativi di Jessica di scatenare il raptus libidinoso di Loris, come le hanno consigliato i suoi superiori, lui resiste alle provocazioni concentrandosi sulle vicende del mercato finanziario. Allora il criminologo si finge sarto e, accompagnato da sua moglie Jolanda , si reca a cena da Loris, e riece a visitarlo fingendo di prendergli le misure per un abito, mentre per una serie di qui pro quo, la moglie è spaventata a morte. L'indomani Loris, che prende lezioni di cinese da un professore, affronta senza successo l'esame. Frattanto, mentre Jessica rinuncia all'incarico, un'altra donna viene uccisa: la poliziotta si precipita ad arrestare Loris, che si vede inseguito da una folla inferocita, e trova scampo nella casa dell'insegnante di cinese, che ......................
Benigni ne Il mostro è grande, bravissimo, e cambiato. La sua frenesia farsesca corporale e ribalda da piccolo diavolo s'è addolcita in una recitazione da commedia più composta, delle sfumature surreali, a volte tenere o poetiche: magari c'entrano Fellini e La voce della luna, magari c'entrano le mutazioni dell'età e dell'esperienza, magari c'entra il pensiero d'una evoluzione futura. Non è cambiato invece Benigni regista, protagonista con sua moglie Nicoletta Braschi, soggettista e sceneggiatore con Vincenzo Cerami, per la prima volta pure produttore insieme ai francesi. Il mostro è costruito meglio di Piccolo diavolo o di Johnny Stecchino ma come quelli (e del resto come i film di Stanlio e Ollio o di Totò) rimane soprattutto l'insieme d'una serie di numeri e di gag molto divertenti, il veicolo (a tratti sfilacciato, privo di ritmo e di regia) d'un comico straordinario, l'espressione d'un satirico intelligente e senza paura. Si può vedere Il mostro come una metafora dell'Italia contemporanea? Il supercondominio urbano vasto, variato e popoloso come un Paese è amministrato da Jean-Claude Brialy, azzimato mistificatore truffaldino che viene seguito entusiasticamente dai condomini. Le riunioni di condominio tumultuose terminano sempre con unanimi votazioni a favore. Benigni è l'unico oppositore, il solo ad accusare di ladrerie l'amministratore, il solo a rifiutare le volgari innovazioni introdotte dall'amministratore nella casa comune per proprio lucro, il solo a invocare un nuovo amministratore "pulito e cristallino", se stesso. Viene subito sconfitto: 400 a 1. Come anticonformista, critico e ribelle, viene subito sospettato dalla polizia, rimasta inerte durante dodici anni, d'essere il Mostro che ha violentato, massacrato e ucciso diciotto donne. Nei filmati delle indagini e della televisione, ogni atto più innocuo di Benigni si carica di sospetti e d'interpretazioni colpevoliste. Lo salveranno l'amore che crede all'innocenza, la poliziotta Nicoletta Braschi che era stata offerta come esca al Mostro Benigni e che scopre il vero colpevole: un uomo qualunque, come sempre. Metafora e allusioni politiche italiane sono lievi, prive d'ogni pesantezza diretta, assai remote dall'indice puntato della denuncia: un gioco tra l'autore e gli spettatori, che possono anche non cogliere le allusioni o che per riconoscerle debbono metterci complicità e desiderio. Bellissime gag da ridere: Benigni che studia il cinese, in uno scoppiettare di sillabe sconnesse. Benigni che mette le mani addosso a una signora matura (la crede per equivoco una disponibile ninfomane) e sembra minacciarla con la sega elettrica. Benigni che sbircia le ragazze, frega i giornali all'edicola, non paga i conti fingendosi morto, rubacchia cibo mandando in tilt tutti i controlli elettronici del supermarket. Benigni creditore che cammina accosciato, piegato in due per non esser visto dal portinaio seduto nella sua guardiola, suscitando appena un educato stupore nell'elegante vicino di casa Massimo Girotti. Benigni che resiste alle provocazioni più sfacciate di Nicoletta Braschi spogliata o vestita da Cappuccetto Rosso, concentrando il pensiero sull'inflazione, il rendimento dei titoli di Stato e la crisi economica. Benigni che depista sveltissimo la folla dei condomini decisa a linciarlo. Benigni col suo intercalare irresistibile, "Vaffanculo alla maggioranza". Attorno all'eroe comico gli attori sono adeguati, ed è molto carino il disegno animato che apre il film: un buffo e inerme cagnolino bianco con una macchia nera sull'occhio, di fronte al quale tutti mostrano massimo terrore e fuggono veloci come il vento.
Lietta Tornabuoni - Da La Stampa, 28 Ottobre 1994
La frase: ** Loris (Roberto Benigni) : Vaffanc**o alla maggioranza.
** Loris (Roberto Benigni) : Signorina, ma quei puntini luminosi sono lei?
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