Titolo originale: Vilipendio Nazionalità: Italia Anno: 2009 Genere: Satira politica Durata: 150 minuti Regia teatrale: Giorgio Gallione Regia video: Clarissa Cappellani e Maurizio Cartolano Scritta da: Sabina Guzzanti Collaborazione testi e ricerche: Luca Bandirali Montaggio: Donye Musiche: Riccardo Giagni, Danilo Cherni, Maurizio Rizzuto Tastiere: Danilo Cherni Percussioni: Maurizio Rizzuto Costumi: Antonio Marcasciano Videoscenografia: Sergio Gazzo, Diego Glikman Riprese a cura: Global Production (Torino) Presentato da: Gruppo Ambra Srl, Secol Superbo e Sciocco Produzioni Produttore: Valerio Terenzio, Simona Bianchi Direttore di produzione: Pancho Banchi Immagini registrate a: Palasharp Milano – 13/09/2009 e Palasport Bolzano 23/09/2009
Titolo: Vilipendio
Autore: Guzzanti Sabina
Data uscita: 25/11/2009
Pagine: 100
Lingua: Italiano Editore: Rizzoli Collana: Senzafiltro
Sabina Guzzanti è attrice-autrice di satira teatrale e televisiva e regista di lungometraggi.
Da quasi vent’anni Sabina Guzzanti è antagonista di punta - sia dal palcoscenico sia in televisione sia nel cinema - rispetto a tutti i poteri costituiti: ogni volta che va in scena un suo spettacolo, infatti, l’obiettivo dichiarato è quello di ironizzare sulla società politica smascherandone i difetti, i vizi, le bugie più evidenti.
Negli ultimi anni Sabina Guzzanti ha dato un taglio più eminentemente politico al suo lavoro, ogni volta accompagnando satira e ironia a una documentazione ferrea circa i fatti oggetto dei suoi attacchi: se in Italia la quasi totalità della stampa è assoggetta al potere politico-economico, non resta che ai comici, a volte, restituire correttamente pezzi di realtà costantemente nascosti ai cittadini. E Sabina Guzzanti questo compito si è data.
Ovviamente questa guerra aperta ai poteri ha i suoi costi: la serie televisiva più recente “Raiot” è stata censurata dalla stessa Tv pubblica (Rai) che l’aveva prodotta.
Di “Raiot” andò in onda solo la prima puntata contro le cinque previste. Da allora, era il novembre del 2003, Sabina Guzzanti ha assunto un ruolo simbolico anche al di là del mondo dello spettacolo: è diventata un riferimento per la lotta della riconquista della libertà d’espressione da difendere a ogni costo in un paese preda di interessi incrociati tra la politica e l’economia. Trasferito in teatro il “Reperto Raiot”, lo spettacolo nato dalle ceneri della trasmissione televisiva censurata è diventato uno degli eventi scenici italiani più significativi degli ultimi anni.
Continuamente aggiornato alla realtà di ogni giorno, “Reperto Raiot” è stato salutato ogni volta come un evento sano e liberatorio, un recupero di realtà e partecipazione vera del pubblico.
Al centro del lavoro scenico di Sabina Guzzanti c’è un uso personalissimo delle maschere, vere e proprie trascrizioni della realtà: Sabina entra in scena come un clone di alcuni uomini politici di ogni tendenza (dal capo del governo di destra Silvio Berlusconi a uno dei leader dell’opposizione di sinistra Massimo D’Alema) o di alcuni famosi opinionisti, svelandone dall’interno i vizi e la pochezza culturale e politica.
Grazie a questo trucco comico e drammaturgico, ogni suo spettacolo diventa un pugno nell’occhio delle menzogne di Stato e un atto supremo di libertà. Oltre al teatro ed alla televisione lungo la sua carriera Sabina ha scritto diverse sceneggiature, due raccolte di canzoni satiriche, due libri e diretto corti e lungometraggi cinematografici.
I sui ultimi film, Viva Zapatero e Le ragioni dell’aragosta, sono stati accolti alla mostra internazione del cinema di Venezia con la standing ovation del pubblico rispettivamente di 15 e 8 minuti e hanno ricevuto bellissime critiche della stampa italiana e internazionale e molti premi e riconoscimenti.
Attualmente lavora per la realizzazione di un progetto di satira internazionale.
Vilipendio: Sabina Guzzanti libera di arrabbiarsi
La recensione del nuovo spettacolo di Sabina Guzzanti. "La libertà? Bisogna prendersela". Le verità sul nostro paese fanno male ma vanno ascoltate.
Forse alcuni di voi storceranno il naso pensando che uno spettacolo di Sabina Guzzanti non è teatro e quelli più “moderati” penseranno “ma quella non è neanche una cabarettista, ormai è entrata in politica”, invece Vilipendio, che ha ridebuttato ieri sera (28 aprile) all’Ambra Jovinelli è teatro e lo è contenutisticamente ed esteticamente.
Il contenuto è quello del teatro civile, l’effetto sul pubblico dovrebbe essere simile a quello prodotto dagli spettacoli-inchiesta: far inorridire, smuovere le coscienze. La differenza è che la maggior parte delle volte il teatro civile mette in scena storie e drammi di un’Italia passata, che possono perciò diventare narrazione, il tempo ha asciugato via la rabbia e ha lasciato solo il dolore. Per lo spettacolo della Guzzanti, come per Grillo, l’Italia è quella di oggi e, come farebbe un medico con una vecchia signora sofferente, l’artista ne alza la pelle incancrenita, ne esplora le piaghe, ne sonda i mali più profondi.
L’estetica dello spettacolo è un sovrapporsi di linguaggi che definiscono una comunicazione multimediale di grande impatto: la Guzzanti passa dai monologhi, ai rap, alla parodia delle tipiche coreografie bollywoodiane, fino alle poesie satiriche recitate su musica (geniale quella di Bondi dedicata al suo amato Berluconi). La presenza continua di un tappeto di immagini sullo sfondo (video, le vignette di Bucchi, foto e scritte proiettate una sull’altra) ricrea il racconto dal punto di vista visivo.
Leggendo questa mattina su Repubblica le nuove dichiarazioni di Veronica Lario (moglie del Presidente del Consiglio) sulle candidate veline del Pdl mi è venuto da sorridere e ho pensato al punto da dove la Guzzanti era partita, ovvero dalla richiesta di risarcimento della Carfagna e dal Vilipendio di cui fu accusata per le battute di Piazza Navona sul Papa, quel “Vilipendio” che è poi diventato il titolo del suo spettacolo. Ma i fatti e le parole di quella piazza estiva sono solo alcuni degli argomenti trattati dall’artista.
Lo spettacolo comincia con un video di Berlusconi nel suo letto con in testa l’alloro degli imperatori, è inquadrato a mezzo busto, finché invitando le donne del pubblico a entrare nella sua camera, l’inquadratura si allarga mostrando una gigante erezione d’oro che gli fuoriesce dai pantaloni. E’ una ipervirilità esposta e palesemente finta, quasi a nascondere un’indole femminea alla quale poi il Guzzanti-Premier accenna eccitandosi al solo pensiero del prestante amico Putin.
Poi c’è tempo anche per le battute sulla Carfagna la quale, mentre viene nominata, appare con la sua immagine prorompente di un passato senza veli sullo schermo, la Annunziata, il tracollo della sinistra e del Pd, la Finocchiaro, Dalema e Veltroni, la Prestigiacomo che quando fu ministro delle pari opportunità fece pubblicare un libricino su alcune famose donne italiane esaltando la moglie di Mussolini e la sua famiglia e denigrando personaggi come la partigiana Tina Anselmi.
L’Italia descritta dalla Guzzanti è purtroppo l’Italia del presente con un’opinione pubblica azzerata, un’informazione che pur avendo i mezzi lascia le domande scomode ai comici, dando in questo modo la possibilità al politico di non rispondere (se la domanda non è posta seriamente e da un giornalista vero perché dovrebbe rispondere? E’ questa la scusa), un paese governato da una casta che manda al potere i propri figli per discendenza diretta, un Primo Ministro che diventa impunibile grazie a leggi fatte su misura, un’opposizione inesistente, un governo che vuole imporre alla giustizia di fare a meno delle intercettazioni. E’ vero forse siamo un po’ ciechi, perché se questa non è una dittatura nella forma e nella violenza fisica, lo è negli intenti e nelle finalità politiche, sociali e culturali.
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