Titolo originale: Il contrario delle lucertole
Autore: Erika Bianchi
1ª ed. originale: 2017
Data di pubblicazione: 6/9/2017
Genere: Romanzo
Sottogenere: Narrativa
Editore: Giunti Editore
Collana: Scrittori Giunti
Pagine: 312
Erika Bianchi vive e lavora a Firenze, dove insegna Storia Antica e Archeologia in varie università americane. Il suo amore per l’antico è bilanciato da un entusiasmo uguale e contrario per le espressioni culturali moderne e contemporanee: le lingue, l’arte, il cinema e, soprattutto, la letteratura, di cui è anche traduttrice. Ha esordito nel 2010 con Sassi nelle scarpe.
2010 - Sassi nelle scarpe
2017 - Il contrario delle lucertole
1948, Dinard, sulle coste settentrionali della Francia: nel cuore di un luglio leggendario, quello in cui Gino Bartali scala la Francia a pedalate facendo sognare uomini e donne appena usciti dagli orrori della guerra, un gruppo di tecnici segue il campione. Tra loro Zaro Checcacci, giovane meccanico nativo - come ''Ginettaccio''- di Ponte a Ema, che durante una delle serate euforiche dopo una tappa vinta incontra Lena, giovanissima cameriera bretone. Il tempo di una notte e la carovana del Tour riparte, lasciando Lena sola, e ignara di portare nel ventre Isabelle, che nascerà nove mesi dopo. Ponte a Ema, 1959. Nell'officina di biciclette di Zaro, ormai sposato e padre di un bambino, Nanni, si presentano Lena e Isabelle, che ha dieci anni. Zaro non vorrà mai riconoscerla come figlia, eppure tra Isabelle e Nanni si instaurerà un rapporto di fratellanza profonda. Vent'anni dopo, mentre soffia il vento della contestazione, Isabelle è una giovane donna che non è mai voluta salire su una bicicletta. Ma è sopravvissuta all'infanzia e dà alla luce due bambine, Marta e Cecilia, destinate a portare nel loro cammino e nel loro stesso corpo le tracce della storia che le precede... Mentre Marta, la primogenita, trova uno spazio nel mondo, dentro l'animo di Cecilia si apre la voragine spaventosa e seducente della fame, capace di divorare anche un'intelligenza straordinaria come la sua. Narrata a ritroso, dai giorni nostri alla notte in cui tutto ebbe inizio, prende forma in questo romanzo la storia di quattro generazioni; la storia di una famiglia meticcia, in cui si intrecciano destini zoppi e figlie abbandonate ma anche amori assoluti e racconti di biciclette, animali, sogni tramandati come tesori.
Incipit:
Epilogo
Giugno 2011
Le nuvole di giugno non se le fila nessuno.
Avrai dato una sbirciata al cielo e te ne sarai fregato. Ti sarai messo la camicia che Ilona ti avrà stirato ieri sera, quando grattandoti la testa di fronte al guardaroba le avrai chiesto se ai funerali usa ancora andarci vestiti di nero. Assolutamente, ti avrà risposto lei con le mani già pronte a pescarti nei cassetti un altro pretesto per rendersi utile. L’ultimo, probabilmente.
Avrai lasciato andare Ilona senza ringraziarla di tutto il tempo in cui si è presa cura di tuo padre, alleggerendo il tuo fardello con allegria. Dire grazie è un’abitudine che si acquisisce da piccoli per imitazione, e in casa tua le buone maniere non sono mai andate di moda.
Ha un titolo curioso ispirato al timido sauro amante del sole e della solitudine. Una copertina calda e misteriosamente sensuale - una ragazza tutta capelli in sella a una vecchia bicicletta. Il contrario delle lucertole è un romanzo profondo e pastoso sul destino impervio di una famiglia segnata dall'eccesso di testosterone. Un'allegoria della vita che smuove il nostro lato maschile e quello femminile, riavvolgendo il tempo con una serie di flash abbaglianti anche sulla storia sociale d'Italia. Anima e cervello ne sono conquistati, in pari misura. Erika Bianchi ha raccontato di averci messo anni a trovare un editore per la sua opera seconda. Ecco dunque un altro di quei capolavori sbocciati dopo lunga trafila.
Fedeltà e tradimento, disonore e passione, eros e sottomissione, privazione e pienezza, ribellione e dedizione, colpa e vergogna, violenza e rimorso, amore e morte si danno il cambio in un campo lungo affettivo dalle infinite varianti. Spicca per i suoi tratti drammatici - narrati con accorato realismo - la sorellanza delle figlie di Isabelle e Carlo, Marta e Cecilia. Cedendo il testimone del racconto ora all'una ora all'altra in fasi diverse dell'esistenza, la scrittrice rende partecipi del vampirismo emotivo di una figlia e sorella anoressica, vittima di una donna che "non ha saputo essere madre perché non ha saputo essere figlia".
Ma siamo lontani da ogni logica deterministica, vicini invece al cuore delle grandi contraddizioni del vivere. Troppo facile dare la colpa a chi ci mise al mondo impreparato. Marta e Cecilia sono figlie della stessa coppia ma una mangia pastasciutta e perdona tutti, l'altra passa la vita a domare le sue bestie metaboliche. Si amano, si fanno soffrire. Così il mite Jules si affanna a riaffermare l'antica supremazia della natura sulla cultura: le persone reagiscono alla vita in base al proprio DNA. Può bastare a consolare una madre che si sente sbagliata? No, come neppure la folgorante sintesi della poetessa algherese Maria Chessa Lai: "i figli che nascono / e vengono al mondo / la madre li fa / ma sono altra gente".
La bicicletta simbolo di riscatto sociale e spensieratezza, fatica ed ebbrezza, libertà e disciplina, metafora dell'esistenza. Per stare in sella è indispensabile muoversi, andare avanti, "correggere un sistema di equilibri che si spezzano in continuazione" spiega Nanni, il figlio di Zaro tirato su a pane e olio di catena. Il fratello di Isabelle ha spezzato il sortilegio maligno di un padre prepotente, applicando la fisica della bicicletta alla staticità apparente della vita quotidiana, cioè diventando un uomo affidabile, gentile, premuroso pur nel mezzo delle tempeste, addirittura vegliando Zaro fino alla fine e nonostante tutto. Il contrario delle lucertole, dice Cecilia, siamo noi che quando perdiamo un pezzo di coda non solo non ci ricresce, ma continua a farci male. Le favole della buonanotte narrate da Carlo, padre etologo di Marta e Cecilia, sono il tesoro che fra un capitolo e l'altro permettono al lettore di prendersi ogni tanto un respiro. Il colibrì e il pinguino, l'ippocampo e l'emù, il pesce pagliaccio e l'ostrica. Storie di coppia del mondo animale a confronto con coppie umane. Pagine colme di stupore e tenerezza, come sempre succede quando immaginiamo di guardare la realtà con gli occhi di un bambino.
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