Titolo originale: La Pioggia Fa Sul Serio Autore: Francesco Guccini & Loriano Macchiavelli
1ª ed. originale: 2014
Data di pubblicazione: 7/10 /2014 Genere: Romanzo
Sottogenere: Giallo
Editore: Mondadori
Collana: Strade Blu
Pagine: 276
Nato il 14 giugno 1940 a Modena, città con cui non ha mai legato fino in fondo, il vate dei cantautori italiani ha trascorso i primi anni di vita a Pavana, sull'Appennino pistoiese. La madre, Ester Prandi, è costretta a rifugiarsi nella casa dei nonni paterni causa l'inizio del secondo conflitto mondiale e la conseguente partenza, come soldato, del padre Ferruccio.
Dopo la guerra Francesco Guccini torna a Modena insieme alla famiglia e finite le scuole lavora come giornalista per la Gazzetta di Modena. Nel 1961 si trasferisce a Bologna e si iscrive all'università.
La carriera musicale di Guccini comincia alla fine degli anni '50, quando entra a far parte di gruppi rock. Nel 1961 scrive la sua prima canzone ("L'antisociale") e l'anno dopo scopre Bob Dylan. Negli anni '60 si fa conoscere soprattutto come autore ("Auschwitz" per l'Equipe 84 e "Dio è morto" per i Nomadi, di Augusto Daolio) ed è vittima di una censura all'italiana: "Dio è morto", canzone di profonda spiritualità - trasmessa persino da Radio Vaticana - viene censurata dalla RAI, perchè considerata blasfema.
Nel 1967 pubblica il suo primo disco, "Folk Beat n. 1", con brani oggi considerati grandi classici come "Noi non ci saremo", "Statale 17" e "In morte di S.F. (Canzone per un'amica)" cui segue unaserie di pezzi da
"Radici" del 1972 e "La locomotiva", sino a"Quello che non..." del 1990 (con una splendida canzone d'amore ? "Canzone delle domande consuete" - e la bellissima e triste "Cencio", dedicata a un amico della Bocciofila di Modena).
Guccini ama considerarsi un appartenente alla famiglia dei cantastorie dai quali ha ereditato una tecnica raffinata nella costruzione dei versi delle sue canzoni, unica nel suo genere. Politico è il suo modo di raccontare le cose e di poetare, strettamente legato ad una forma dubitativa espressa attraverso una velata ironia, che è una delle sue caratteristiche più interessanti. Non è un caso che Guccini venga studiato nelle scuole come esempio di "poeta" contemporaneo e che gli sia stato conferito nel 1992 il Premio Librex-Guggenheim Eugenio Montale per la sezione "Versi in Musica".
Francesco Guccini è anche scrittore: ha esordito nel 1989 con "Croniche Epafaniche", racconto dell'infanzia pavanese, seguito nel 1993 da "Vacca d'un cane", sull'adolescenza a Modena e gli inizi musicali. Nel 1997 poi, insieme a Loriano Macchiavelli, si è cimentato nel giallo, con il romanzo "Macaronì", seguito nel 1998 da un altro giallo scritto ancora con Macchiavelli: "Un disco dei Platters". In mezzo a tutto questo, si trovano anche un curioso dizionario Italiano-Pavanese e la biografia "Un altro giorno è andato". Del 2003 è il libro "Cittanòva blues".
Guccini ha inoltre recitato nel film "Radio Freccia", di Luciano Ligabue (1998, con Stefano Accorsi).
Per una più dettagliata descrizione della copiosa produzione artistica dell'autore inviamo alla pagine wikipedia a lui dedicata: https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Guccini
Saggistica e narrativa
1989 - Cròniche epafàniche
1993 - Vacca d'un cane
1996 - La legge del bar e altre comiche
1997 - Macaronì. Romanzo di santi e delinquenti (con Loriano Macchiavelli)
1998 - Dizionario del dialetto di Pàvana. Una comunità fra Pistoiese e Bolognese
1998 - Un disco dei Platters - Romanzo di un maresciallo e una regina (con Loriano Macchiavelli)
1999 - Un altro giorno è andato. Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto
2001 - Questo sangue che impasta la terra. (con Loriano Macchiavelli)
2001 - Storia di altre storie (con Vincenzo Cerami)
2002 - Lo Spirito e altri briganti (con Loriano Macchiavelli)
2002 - Il vecchio e il bambino, la canzone di Francesco Guccini
2003 - Cittanòva blues
2005 - L'uomo che reggeva il cielo
2007 - Tango e gli altri. Romanzo di una raffica, anzi tre (con Loriano Macchiavelli)
2008 - Icaro
2010 - Non so che viso avesse. La storia della mia vita
2011 - Malastagione (con Loriano Macchiavelli)
2012 - Dizionario delle cose perdute
2014 - Nuovo dizionario delle cose perdute
2014 - La pioggia fa sul serio. Romanzo di frane e altri delitti (con Loriano Macchiavelli)
2015 - Piccolo manuale dei giochi di una volta
2015 - Un matrimonio, un funerale, per non parlare del gatto
Racconti
1994 - La cena, Storie d'inverno
1999 - Buona domenica, Miguel, in "Delitti di carta. Quaderni gialli di racconti,studi storie e cronistorie", n. 5
2005 - Berto e la principessa, in La baia delle favole. Le storie più belle
2005 - Bill si alzò, in La memoria fugge in là. Parole per resistere
2008 - Il frizzare d'un tempo contro palato e gola
Nato a Vergato (Bologna) nel 1934, Loriano Macchiavelli ha frequentato l'ambiente teatrale come organizzatore, come attore e, infine, come autore; sue opere teatrali sono state rappresentate da varie compagnie italiane: In caso di calamità, viva la Patria (1969/70), Una storia teatrale con prologo tragico e finale comico (1969/70), Ballate e moti rivoluzionari… (1970/71), Hanno dato l’assalto al cielo (1971/72/73), Voglio dirvi di un popolo che sfida la morte (1973/74), I pioli di Bach Dang (1973/74), Cinema hurra (1981/82), Aspettando Altman (1995).
Suoi testi sono stati segnalati in vari premi teatrali: Una guerra finita male (Premio teatrale Riccone 1963), I dieci a uno (Premio Reggio Emilia città del tricolore, 1964), Solo un lungo silenzio (finalista al premio teatrale Riccione, 1975), Jacopo da Valenza, scolaro (finalista al premio teatrale Riccione, 1978).
Dal 1974 si è dedicato al genere poliziesco e ha pubblicato numerosi romanzi divenendo uno degli autori italiani più conosciuti e letti.
Da un suo romanzo (Passato, presente e chissà) è stato tratto lo sceneggiato televisivo per Rai Due Sarti Antonio brigadiere (regia di Pino Passalacqua) in quattro puntate e andato in onda nell'aprile del 1978. In seguito ha curato il soggetto e la sceneggiatura del film per la TV L'archivista (regia di Guido Ferrarini), girato a Bologna nel 1985 e andato in onda su Rai Uno nel settembre del 1988. Il film porta sul piccolo schermo uno dei suoi personaggi letterari più riusciti: Poli Ugo, interpretato per la TV da Flavio Bucci. Il film presenta una Bologna attuale e viva, ben lontana dalla solita vecchia iconografia, e anticipa drammaticamente le mutazioni successive della città.
A fine '87 e primi mesi del 1988 è andata in onda una lettura radiofonica in 13 puntate dei suoi racconti, dal titolo I misteri di Bologna. Dai suoi romanzi e racconti e sono stati tratti numerosi radiodrammi trasmessi dalla Rai.
Nel 1988 Rai Due ha prodotto una serie di 13 telefilm, tratta da suoi romanzi e racconti, (regia di Maurizio Rotundi, protagonista Gianni Cavina) i cui esterni sono stati girati interamente a Bologna e dintorni. La serie ha per titolo L'ispettore Sarti - un poliziotto, una città ed è andata in onda su Rai Due a partire dal 12 febbraio 1991 e replicata nel 1993.
La serie televisiva di Sarti Antonio è proseguita (sempre su Rai Due) con una coproduzione italo tedesca (Rai-NDR) di sei film di un'ora e trenta, ancora tratta dai suoi romanzi, e andati in onda nell'aprile e maggio del 1994. Regista dei film è Giulio Questi, protagonista sempre Gianni Cavina.
Il suo personaggio più conosciuto, Sarti Antonio, è entrato anche nel fumetto (Orient Express) con una serie di avventure tratte dai romanzi.
Numerosi romanzi sono stati tradotti all'estero: Francia, Germania, Ungheria, Cecoslovacchia, Unione Sovietica, Giappone, Romania...
Nel 1974 ha vinto, con il romanzo Fiori alla memoria, il premio Gran Giallo Città di Cattolica; nel 1980, con il romanzo Sarti Antonio, un diavolo per capello, ha vinto il premio Tedeschi; nel 1992 ha vinto la XIV edizione del Premio di letteratura per l'infanzia con il romanzo Partita con il ladro; nel 1997, con il romanzo Macaronì (scritto assieme a Francesco Guccini), ha vinto il Premio letterario Alassio, un libro per l'Europa, dopo essere stato nella rosa dei finalisti nel Premio Ennio Flaiano e nel Premio città di Ostia. Lo stesso romanzo ha vinto l'edizione 1998 del Police film festival.
Ha pubblicato e pubblica con i maggiori editori italiani: Garzanti, Rizzoli, Mondadori, Einaudi, Rusconi, Cappelli... Ha collaborato e colabora con numerosi quotidiani e periodici.
Assieme a Marcello Fois e Carlo Lucarelli ha fondato il «Gruppo 13» e con Renzo Cremante ha fondato e dirige la rivista «Delitti di Carta» che si occupa esclusivamente di poliziesco italiano.
In rete nel febbraio 2001 ha pubblicato il romanzo inedito Scadenza di Contratto.
Anche per questo autore rimandiamo alla pagina wikipedia per un più approfondito dettaglio delle sue opere: https://it.wikipedia.org/wiki/Loriano_Macchiavelli
1974 - Le piste dell'attentato 1975 - Fiori alla memoria 1976 - Ombre sotto i portici
1976 - Sui colli all'alba 1976 - Sequenze di memoria
1978 - Passato, presente e chissà
1978 – Le piste dell’attentato
1979 - Sarti Antonio, un questurino, una città 1980 - Sarti Antonio, un diavolo per capello 1981 - Sarti Antonio, caccia tragica 1981 - L'archivista 1981 - La strage dei centauri 1983 - Sarti Antonio e l'amico americano 1983 - La Balla dalle scarpe di ferro
1985 - Sarti Antonio, un diavolo per capello 1987 - Stop per Sarti Antonio
1987 - La rosa e il suo doppio
1988 - Sarti Antonio e il malato immaginario
1989 - Funerale dopo Ustica (con lo pseudonimo Jules Quicher)
1990 - Strage (Rizzoli, 1990, pseudonimo Jules Quicher)
1991 - Un poliziotto, una città
1992 - Un triangolo a quattro lati
1992 - Partita con il ladro
1994 - Sospiri, lamenti e ali di pipistrello
1994 - Sarti Antonio un poliziotto, una città 1994 - Sarti Antonio e il diamante insanguinato
1994 - Sarti Antonio e la ballata per chitarra e coltello 1994 - Sarti Antonio e il mistero cinese
1995 - Coscienza sporca 1995 - Replay per Sarti Antonio
1995 - Macaronì, romanzo di santi e delinquenti (scritto con Francesco Guccini)
1995 - Sgumbéi, le porte della città nascosta
1995 - Un disco dei Platters, romanzo di un maresciallo e una regina (scritto con Francesco Guccini)
2000 - La Balla dalla scarpe di ferro
2001 - Fiori alla memoria
2001 - La via dell’inferno (romanzo breve nel volume Bologna fra storia e fanatasia, Clueb)
A Casedisopra, nel cuore degli Appennini, l'estate è finita eppure in giro si vedono ancora dei forestieri. All'osteria di Benito, dove si ferma per un bicchiere chiunque passi in paese, il cameriere marocchino Amdi spesso serve da bere a due avventori singolari: un geologo impegnato a studiare il territorio e un architetto inglese innamorato del posto, Bill Holmes, che insieme alla bella nipote Betty sta conducendo una ricerca sulle costruzioni religiose di cui è ricca quella parte di Appennino. Nel frattempo, però, ha cominciato a piovere senza tregua, e l'acqua dà non poco filo da torcere all'ispettore della Forestale Marco Gherardini, che in paese chiamano "Poiana". A parte ciò, in paese tutto sembra tranquillo. Fino a che, proprio il giorno prima di andarsene, il geologo non sparisce misteriosamente. Dopo la sua scomparsa una serie di aggressioni turba la vita di Casedisopra. A indagare sui troppi misteri che si nascondono tra i ruderi della Casa-fortezza del Capitano e l'edicola con l'affresco di una Madonna incinta, tra l'agriturismo gestito da una stravagante signora e il Sasso Nero che racchiude un segreto, è incaricato il giovane maresciallo dei carabinieri Barnaba. Ma molto presto "Poiana" dovrà intervenire sia pure non ufficialmente. Ancora una volta Guccini e Macchiavelli evocano i sapori e le emozioni delle loro montagne e ci conducono lungo i valichi appenninici, dal Quattrocento a oggi, fino a scoprire una verità sorprendente e quanto mai attuale.
Incipit:
Capitolo I
Strani avvenimenti e strani personaggi
a Casedisopra
Era un settembre che “così piovoso non s’era mai visto”, sostenevano i vecchi del paese. Non è detto che fosse proprio così. Certo, loro se ne intendevano del tempo e delle avversità meteorologiche. Se ne intendevano anzitutto perché non avevano molti altri argomenti di conversazione con cui passare le giornate.
A metà del mese c’era stata una vera e propria bomba d’acqua, una cosa da diluvio universale, durata un paio d’ore, roba che veniva giù così fitta da non vedere a due metri di distanza. Poi, fortunatamente, s’era un poco quietata, la pioggia, ma aveva continuato a buttar giù acqua per due notti e due giorni.
Il sole si era fatto vedere, per un po’, poi altra acqua, poi un poco di sole poi, neanche a dire, altra acqua.
Come conseguenza inevitabile frane, in qua e in là. Frane più o meno grosse, smottamenti, un macigno rotolato su una strada, dilavamenti vicino ai fossi ingrossati e pezzi di monte che se ne scendevano giù, verso valle.
Si scrive Casedisopra, ma si legge Pavana. Viene quasi automatico associare il piccolo paese sugli Appennini dove è ambientato La pioggia fa sul serio al buen retiro di Francesco Guccini. Mi scuserà il lettore di questa recensione se nelle righe seguenti indugerò soprattutto su uno dei due autori di questo romanzo; non me ne voglia Loriano Macchiavelli, ma quando approccio i libri che scrive col cantautore, la venerazione smisurata che provo per il Vate mi invoglia a credere che le parole che leggo sgorghino solo dalla penna di quest’ultimo, scordando il contributo di uno dei decani del giallo all’italiana. A parziale attenuante del mio turpe delitto, c’è da dire che l’ambientazione appenninica, la stessa dell’eremo in cui Guccini vive ormai da anni, favorisce questa dimenticanza.
Casedisopra, dunque. Un paesino piccolo, ma colmo di varia umanità: vecchi montanari, immigrati del sud (d’Italia e del mondo), architetti inglesi, preti polacchi… per non parlare di Adùmas, che deve il bizzarro nome ad un padre tanto appassionato de I tre moschettieri da chiamare il figlio come l’autore del libro, indicato sulla copertina: “A. Dumas”, appunto, tralasciando l’insignificante puntino.
Tra turisti distratti che non sanno che la montagna non dà confidenza a nessuno e opere di tutela del territorio mai fatte, i luoghi in cui si svolgono gli eventi narrati sono lasciati a se stessi; l’incuria ha aumentato esponenzialmente frane e smottamenti, cui le piogge incessanti contribuiscono sempre più. Succede così che il geologo arrivato in paese per controllare il dissesto idrogeologico sparisce misteriosamente senza lasciare traccia. E’ l’inizio di un’indagine lenta, difficoltosa e confusa, che porterà alla luce violenze subite dall’uomo e dalla montagna.
Chi meglio di un ispettore della forestale può sapere in che stato sia ridotta quella terra? Tanto più se l’uomo in questione è Marco Gherardini, detto Poiana, che in quei posti c’è nato, li conosce e li ama. Il commissario Barnaba, invece, è arrivato a Casedisopra da sei mesi e, nonostante la buona volontà, non è ancora riuscito ad ambientarsi del tutto, ignorando buona parte dei luoghi e delle storie che essi nascondono. Per questo decide di chiedere aiuto a Poiana: sarà dunque proprio lui, già protagonista del precedente Malastagione, a condurre la ricerca della verità, tastando il terreno (è proprio il caso di dirlo) e sondando gli abitanti del paese.
Nonostante i cambiamenti lamentati da Gherardini e dai suoi compaesani, la Macondo di Guccini è un mondo racchiuso in una temporalità sospesa; siamo ai nostri giorni, ma la storia potrebbe benissimo essere ambientata anni fa e non cambierebbe molto. Casedisopra sembra impenetrabile all’esterno, non tanto per rifiuto ma per difficoltà oggettiva di collegamento con la realtà a valle. E’ un paese dove resistono antichi riti, o dove il loro ricordo è ancora forte. La trebbiatura a mano, descritta con dovizia di particolari: l’imbuinatura dell’aia, l’uso del correggiato (manfanile più vetta), l’intervento delle donne con le vassore; l’essicazione delle castagne nei canicci; la preparazione delle zampanelle, o borlenghi, a seconda del versante appenninico in cui ci si trova: è un’altra lingua, per la quale ci vuole proprio un Dizionario delle cose perdute.
Più volte, in questo romanzo come durante le presentazioni di altri suoi libri, Guccini ha sostenuto che non è la nostalgia a muoverlo nel ricordo di quel piccolo mondo antico, e vogliamo credergli; diciamo allora che il motivo è pratico: si tratta di un autore non più giovane, schivo di natura, che si è rintanato da tempo sui monti, ad altezze che rallentano l’arrivo dei cambiamenti e delle novità del mondo. Inevitabile una certa distanza dalla attualità stringente e un attaccamento alla propria memoria.
Anche la narrazione è d’altri tempi: asciutta (pur se divertita) e dall’andamento piano da giallo classico, con gli accadimenti e le indagini a scandirne i tempi, e il detective a cercare di mettere in fila gli indizi raccolti per capire cosa è successo e come. Persino la volata finale scaturisce da un espediente rodatissimo, quello del dettaglio casuale che improvvisamente fa scattare l’intuizione vincente dell’investigatore.
In questo romanzo ritroviamo il gusto di Guccini, già presente nelle sue canzoni, per le parole, non importa se ricercate o dialettali, purché sempre evocative dell’universo sentimentale del cantautore: dalla parietaria di Vorrei al mugliare del Limentra, passando per la battola di Canzone di notte n. 4, che potrebbe benissimo parlare di una serata a Casedisopra.
E’ una storia lunga e complicata, come ama dire Gherardini, quella de La pioggia fa sul serio. Fatta di montanari, uomini temprati dalle asperità del luoghi natii, duri ma non privi di un loro senso di appartenenza e di ospitalità, capaci di grandi gesti d’umanità ma mai disposti a mettere in discussione le regole e i valori della montagna. Un gioco di specchi, questa storia di frane e altri delitti (come recita il sottotitolo del romanzo), che impedisce a Poiana di guardare nella direzione giusta fino alla fine. Anche il geologo aveva infatti i suoi segreti: chi l’ha mandato a Casedisopra? Qual era lo scopo del suo controllo del territorio? La narrazione, pur fornendo al lettore qualche elemento per far ipotesi, non lo spinge troppo a domandarsi come sono andati i fatti, insistendo più sulle ricerche dell’ispettore che sugli interrogativi che tali indagini sollevano. Sempre più spesso, ormai, ciò che offre questo genere di libri non è più il piacere dell’enigma da svelare, e persino le detective stories più canoniche hanno mutato pelle. Il tempo passa, anche per i gialli.
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