Titolo originale: Le Livre des Baltimore
Titolo italiano: Il libro dei Baltimore
Autore: Joël Dicker
1ª ed. originale: 2015
Data di pubblicazione: 29 settembre 2016
Genere: Romanzo
Sottogenere: Giallo
Editore: La nave di Teseo
Collana: Oceani
Traduzione: Vincenzo Vega Pagine: 592
Joël Dicker è nato a Ginevra nel 1985. Ha pubblicato Gli ultimi giorni dei nostri padri, che ha ricevuto il Prix des écrivains genevois nel 2010, e La verità sul caso Harry Quebert, che ha ottenuto il Grand Prix du roman de l’Académie Française 2012 e il Prix Goncourt des lycéens 2012, ed è stato tradotto in oltre 35 paesi.
2005 - La tigre (Le Tigre, 2005)
2011 - Gli ultimi giorni dei nostri padri(Les Derniers Jours de Nos Pères)
2012 - La verità sul caso Harry Quebert (La Vérité sur l'Affaire Harry Quebert)
2015 - Il libro dei Baltimore (Le Livre des Baltimore)
Sino al giorno della Tragedia, c’erano due famiglie Goldman. I Goldman di Baltimore e i Goldman di Montclair. Di quest’ultimo ramo fa parte Marcus Goldman, il protagonista di La verità sul caso Harry Quebert. I Goldman di Montclair, New Jersey, sono una famiglia della classe media e abitano in un piccolo appartamento. I Goldman di Baltimore, invece, sono una famiglia ricca e vivono in una bellissima casa nel quartiere residenziale di Oak Park. A loro, alla loro prosperità, alla loro felicità, Marcus ha guardato con ammirazione sin da piccolo, quando lui e i suoi cugini, Hillel e Woody, amavano di uno stesso e intenso amore Alexandra. Otto anni dopo una misteriosa tragedia, Marcus decide di raccontare la storia della sua famiglia: torna con la memoria alla vita e al destino dei Goldman di Baltimore, alle vacanze in Florida e negli Hamptons, ai gloriosi anni di scuola.
Ma c’è qualcosa, nella sua ricostruzione, che gli sfugge. Vede scorrere gli anni, scolorire la patina scintillante dei Baltimore, incrinarsi l’amicizia che sembrava eterna con Woody, Hillel e Alexandra. Fino al giorno della Tragedia. E da quel giorno Marcus è ossessionato da una domanda: cosa è veramente accaduto ai Goldman di Baltimore? Qual è il loro inconfessabile segreto?
Incipit:
1.
Io sono lo scrittore.
È così che mi chiamano tutti. I miei amici, i miei genitori, i miei parenti, e anche le persone che non conosco e che tuttavia mi riconoscono in un luogo pubblico e mi dicono: “Lei non è quello scrittore...?” Io sono lo scrittore: è la mia identità.
La gente crede che, in quanto scrittore, la tua vita sia abbastanza tranquilla. Recentemente un mio amico, dopo essersi lamentato per i suoi spostamenti quotidiani tra casa e ufficio, mi ha detto: “Tu, in fondo, la mattina ti alzi, ti siedi alla scrivania e scrivi. Tutto qua.” Non gli ho risposto niente, forse per lo sconforto di rendermi conto fino a che punto, nell’immaginario collettivo, il mio lavoro consista nel non far niente. La gente pensa che non combini nulla, ma è proprio quando non fai niente che lavori di più.
Scrivere un libro è come aprire una colonia estiva. La tua vita, in genere solitaria e tranquilla, viene improvvisamente scombussolata da una moltitudine di personaggi che un giorno giungono senza preavviso e ti stravolgono l’esistenza. Arrivano una mattina, a bordo di un grande pullman, dal quale scendono rumorosamente, eccitati per il ruolo che hanno ottenuto. E tu devi rassegnarti, devi occupartene, devi dargli da mangiare, devi ospitarli. Sei responsabile di tutto. Perché tu, appunto, sei lo scrittore.
“ Il libro dei Baltimore “ ha molti punti di contatto con la precedente opera che aveva decretato il successo di Dicker.
Innanzitutto il medesimo interesse verso il passato. “ Non c’ è presente senza passato “, come in un gioco a livelli in cui per muoversi verso le tappe successive, verso il futuro, è necessario aver completato i passaggi precedenti.
Anche se qui dovrei parlare di passati, al plurale, dato che l’ autore conferma la predisposizione ad affrontare storie che si dipanano su varie epoche narrative temporalmente intrecciate.
Rimane, come già detto, la figura dello scrittore che scopre la verità. Cambia totalmente la materia di analisi. Il primo romanzo, un giallo in piena regola, affrontava la risoluzione di un omicidio. Questo romanzo invece non è un poliziesco, è una saga familiare lunga più di venti anni.
In più di un’ occasione ho avvertito il peso narrativo della giovane età di Dicker, un autore sicuramente promettente come dimostrano i numerosi successi conseguiti, ma a mio avviso ancora in cerca di una propria identità letteraria.
Una buona prosa e la capacità indubbia di intrattenere il lettore si scontrano con dialoghi non sempre all’ altezza, spesso eccessivamente carichi di emozioni e sentimenti forzati o pronunciati da personaggi vagamente stereotipati ( difetti che, in minor parte, affliggevano anche “ La verità sul caso Harry Quebert “ ).
Che un ramo familiare, i Goldman di Baltimore, sia formato da un famoso avvocato, da una stimata dottoressa, da un ragazzino che a dieci anni tiene testa a presidi e insegnanti dimostrando profonde conoscenze storiche e politiche, dall’ altro ragazzino dotato di un fisico tale da poter eccellere in qualsiasi sport, e che vanno ad aggiungersi ad uno scrittore affermato e ad una celebre cantante, mi è parso fin troppo eccessivo.
Attenzione però, perchè capita di non percepire le cose come sono in realtà, è uno dei temi principali della lettura. Dicker è bravo a coinvolgere il pubblico in situazioni che almeno in parte abbiamo tutti vissuto e che salvano il testo da una stroncatura che a tratti, nella miriade di argomenti abbozzati degni delle soap opera pomeridiane, parrebbe inevitabile.
“ Il libro dei Baltimore “ è scorrevole, ha ritmo, anche se meno interessante e accattivante del primo romanzo. Tratta della bellezza eterna dell’ adolescenza e di quelle promesse di commovente fedeltà che facciamo da ragazzini e che poi a volte scopriamo di non poter mantenere a causa degli adulti che siamo diventati. Parla dei mali che si possono annidare nelle famiglie quando l’ invidia e i segreti hanno il sopravvento, quando l’ orgoglio non vuole sentire ragioni e si prendono decisioni di cui poi ci pentiamo per sempre. Ci ricorda che solo il fatto di accettare che ognuno è responsabile e artefice della propria esistenza, è un primo passo verso la serenità.
Forse è per tutto questo che è risultato difficile abbandonarne la lettura sino all'ultima delle 587 pagine di cui è composto.
Consigliata la lettura anche a chi non avesse ancora letto dello stesso autore "La verità sul caso Harry Quebert" che rappresenta una sorta di "prequel".
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