Titolo originale: Extremely Loud & Incredibly Close
Titolo italiano: Molto forte, incredibilmente vicino
Autore: Jonathan Safran Foer
1ª ed. originale: 2005
Data di pubblicazione : 2007
Genere: Romanzo
Editore: Guanda
Collana: Le Fenici tascabili
Traduttore: Massimo Bocchiola
Pagine: 384
Jonathan Safran Foer , nato a Washington nel 1977, è uno scrittore statunitense, vive a Brooklyn, New York, con la moglie, la scrittrice Nicole Krauss — assieme alla quale è stato tra i curatori del Futuro dizionario d'America, pubblicato nel 2005 da McSweeney's, il figlio Alexander e il loro cane George.
Ha frequentato la Princeton University dove gli sono stati assegnati vari premi di scrittura creativa. Prima di cominciare a scrivere frequentò per un certo periodo la Mount Sinai School of Medicine[2]. Nel 2000 gli è stato assegnato il premio per la narrativa Zoetrope: All-Story. Era l'editore dell'antologia A Convergence of Birds: Original Fiction and Poetry Inspired by the Work of Joseph Cornell.
Ha pubblicato su The Paris Review, Conjunctions, The Guardian, The New York Times e The New Yorker. Nel 1999 si è spostato in Ucraina per fare ricerche sulla vita di suo nonno. Nonostante non l'avesse programmato, questo viaggio ispirò il suo romanzo d'esordio Ogni cosa è illuminata, dal quale è stato tratto il film omonimo nel 2005.[3] Grazie a questo libro ha ricevuto il premio National Jewish Book Award e un Guardian First Book Award.
Il suo secondo romanzo è Molto forte, incredibilmente vicino.
Foer ha poi scritto Se niente importa, in cui descrive l'impatto ambientale degli allevamenti intensivi, le sofferenze patite dagli animali da macello e la sua decisione, presa anche dalla moglie, di abbracciare il vegetarismo per rispetto dei diritti degli animali.
Nel novembre 2010 ha pubblicato Tree Of Codes, un'opera realizzata ritagliando parole di un libro già esistente (The street of crocodiles di Bruno Schulz). Si noti che anche il titolo dell'opera non è altro che un ritaglio dal titolo del libro di Schulz.
Romanzi
2002 - Ogni cosa è illuminata
2005 - Molto forte, incredibilmente vicino
2010 - Tree of Codes
Racconti
- The Very Rigid Search
- If the Aging Magician Should Begin to Believe - A Primer for the Punctuation of Heart Disease
- The Sixth Borough
- Cravings
- About the Typefaces Not Used in This Edition
- Room After Room
- The Marcus Tenser Effect
Saggi
2009 - Se niente importa
A New York un ragazzino riceve dal padre un messaggio rassicurante sul cellulare: "C'è qualche problema qui nelle Torri Gemelle, ma è tutto sotto controllo". E' l'11 settembre 2001. Tra le cose del padre scomparso il ragazzo trova una busta col nome Black e una chiave: a questi due elementi si aggrappa per riallacciare il rapporto troncato e per compensare un vuoto affettivo che neppure la madre riesce a colmare. Inizia un viaggio nella città alla ricerca del misterioso signor Black: un itinerario ricco di incontri che lo porterà a dare finalmente risposta all'enigmatico ritrovamento e ai propri dubbi. E sarà soprattutto l'incontro col nonno a fargli ritrovare un mondo di affetti e a riaprirlo alla vita.
Incipit:
CAPITOLO 1.
Ma che?...
E un bollitore per il té? Con il beccuccio che, all'uscita del vapore, si apre e si chiude come una bocca e sibila belle melodie, o recita Shakespeare, o semplicemente si scompiscia dal ridere con me? Potrei inventare un bollitore che legge con la voce di papà, così riuscirei ad addormentarmi, o magari un intero servizio di bollitori che cantano il ritornello di Yellow Submarine, una canzone dei Beatles, che mi piacciono perché l'entomologia è una delle mie raisons d'ètre, un'espressione francese che conosco. Sarebbe bello anche allenare il mio ano a parlare mentre tiro le scoregge. A voler essere proprio spiritoso al massimo, potrei insegnargli a dire: «Non sono stato io!» ogni volta che ne sgancio una di quelle incredibilmente toste. E se mai ne sganciassi una di quelle incredibilmente toste nella Sala degli specchi di Versailles, che è vicino a Parigi, che è in Francia, naturalmente il mio ano direbbe: «Ce n'étais pas moi!'»
E dei piccoli microfoni? Tipo che tutti ne inghiottiamo uno, e loro diffondono i suoni del nostro cuore grazie a piccoli altoparlanti che potremmo tenere nella tasca della salopette? Di sera, andando in strada con lo skateboard, potremmo sentire i battiti di tutti gli altri, e gli altri potrebbero sentire il nostro, come una specie di sonar. La domanda assurda che mi faccio è se i cuori di tutti comincerebbero a battere contemporaneamente, come alle donne che vivono insieme vengono contemporaneamente le mestruazioni, che sono una cosa che conosco, anche
se non ci tengo molto a conoscerle. Sarebbe davvero assurdo, a parte che il posto dell'ospedale dove nascono i bambini farebbe tin-tin come un lampadario di cristallo in una casa galleggiante, perché i bambini non avrebbero ancora avuto il tempo di sincronizzare i battiti. E al traguardo della Maratona di New York sembrerebbe di stare in una guerra.
Oskar è un bambino newyorkese di nove anni che ama viaggiare con la fantasia. Un piccolo inventore di mondi magici: come il suo progetto di tubazioni collegate ai cuscini di tutti i letti di New York per raccogliere le lacrime di chi piange prima di dormire, riversale nel laghetto di Central Park per mostrare ogni giorno il livello di sofferenza della sua città.
Anche a Oskar capita di piangere sul cuscino: da quando suo padre è morto nell’attacco alle Torri Gemelle. La sua salvezza è dentro di lui: l’immaginazione.
Da qui parte Jonathan Safran Foer, già autore di Ogni cosa è illuminata, per imbastire un romanzo singolare: più che letto, va vissuto. Immergersi in queste pagine, infatti, è un’esperienza emozionale che capita raramente nel nostro mondo di carta: è l’esplosione di un autore pirotecnico, dirompente, capace di commuovere e di far sorridere. Perché tutto ciò che (de)scrive Foer è Molto forte, incredibilmente vicino: è un catapultarsi in una realtà che, troppo spesso, abbiamo vissuto da spettatori senza renderci conto che la guerra è ogni giorno: invisibile, ma altrettanto letale. Dalle ceneri della devastazione Foer è capace di renderci i fiori del bello, dell’umano, in un rinascimento di carta che – pagina dopo pagina - ci riconcilia con l’esistenza. Quella più vera, quella che sprechiamo nell’attesa di un tram o di un desiderio.
Ciò che più conta, però, è che Foer ci dimostra come “l’immaginazione è lo strumento della compassione”. Un concetto che si respira in tutto il romanzo e che si disvela nelle ultime, geniali, pagine del libro.
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