Titolo originale: Farewell, My Lovely
Titolo italiano: Addio, mia amata
Autore: Raymond Chandler
1ª ed. originale: 1940
Data di pubblicazione: giugno 2017
Genere: Romanzo
Sottogenere: Poliziesco (Hard Boiled)
Editore: Edizione speciale Corriere della sera
Collana: I Classici del giallo americano
Traduzione: Giuseppe Trevisani
Pagine: 282
Scrittore statunitense di romanzi gialli e polizieschi, Raymond Thornton Chandler nasce a Chicago (Illinois) il giorno 23 luglio 1888. Si trasferisce in Gran Bretagna nel 1895, quando i genitori divorziano. Torna negli USA nel 1912. Non ancora ventenne, nel 1917 si arruola prima nell'esercito canadese, poi nella R.A.F. (Royal Air Force), combattendo la Prima guerra mondiale in Francia.
Lavora saltuariamente come giornalista e corrispondente. Inizia a scrivere per guadagnarsi da vivere e, dopo una breve parentesi in cui lavora come operaio in campo petrolifero, pubblica il suo primo racconto all'età di quarantacinque anni, nel 1933, su "Black Mask Magazine", rivista che pubblica storie di detective. Il suo primo romanzo si intitola "Il grande sonno", e viene dato alle stampe nel 1939. Il suo talento viene a galla e la casa di produzione cinematografica Paramount, nel 1943 gli propone un contratto come sceneggiatore.
Nel 1924 aveva sposato Cissy Pascal, di 18 anni più anziana, già divorziata due volte.
La sua produzione letteraria conterà nove romanzi, di cui uno incompiuto, e varie sceneggiature per Hollywood: le più importanti sono "La fiamma del peccato" (1944, di Billy Wilder), "The Unseen" (1945, di Lewis Allen) e "L'altro uomo" (1951, di Alfred Hitchcock).
Nel 1955 con il libro "Il lungo addio" (The Long Goodbye) vince il premio statunitense "Edgar Award", dedicato annualmente alle migliori opere gialle.
Raymond Chandler è molto critico verso il romanzo giallo tradizionale per la sua mancanza di realismo; segue così la strada della narrativa "hard boiled", iniziata da Dashiell Hammett. Il suo personaggio di gran lunga più famoso è l'investigatore duro ma onesto Philip Marlowe - cavaliere dei tempi moderni, cinico tuttavia profondamente onesto - portato sullo schermo con interpretazioni indimenticabili da attori come Dick Powell, Robert Mitchum, James Garner, Elliott Gould ma soprattutto Humphrey Bogart. Ma i produttori hanno un rapporto difficile con i suoi testi, spesso ricchi di sesso, corruzione, pornografia e omosessualità.
Nel 1954 la moglie muore e Chandler si trasferisce in Europa, ma non riuscirà più a riprendersi dal dolore. Da tempo vittima dell'alcolismo, un anno dopo la morte della moglie, nel 1955, tenta il suicidio.
Muore a La Jolla il 26 marzo 1959 a causa di una polmonite, lasciando incompiuto l'ottavo romanzo della saga di Marlowe.
Considerato a lungo solo come un discreto autore, Chandler viene rivalutato oggi come scrittore capace e completo.
1939 - Il grande sonno (The Big Sleep) 1940 - Addio, mia amata (Farewell, My Lovely) 1942 - Finestra sul vuoto (The High Window) 1943 - La signora nel lago (The Lady in the Lake) 1949 - La sorellina (The Little Sister) 1953 - Il lungo addio (The Long Good-Bye)
1958 - Ancora una notte (Playback) 1959 - Poodle Springs Story (Poodle Springs Story - completato nel 1989 da Robert B. Parker)
Sullo sfondo di una California ricca e corrotta, pullulante anche di miserabili in attesa del colpo grosso, Philiph Marlowe viene sguinzagliato sulle tracce di un marito scomparso. Si inbatte in un ex carcerato, uscito di galera dopo otto anni di detenzione, e da lui viene incaricato di trovare la sua donna, anche lei scomparsa. Ne nasce una vicenda a tinte forti, condita di ricatti e violenza, lusso e una lunga catena di delitti. Un autentico capolavoro del genere 'hard boiled'. Dal romanzo sono stati tratti anche i film "L'ombra del passato" (1944), interpretato da Dick Powell, e "Marlowe, il poliziotto privato" (1975), con Robert Mitchum e Charlotte Rampling.[ /b]
[b]Incipit:
Capitolo I
Mi trovavo nei pressi di uno di quei casamenti della Central Avenue non ancora completamente invasi dai negri. Ero appena uscito da un negozietto di barbiere dove, secondo un'agenzia, avrebbe dovuto trovarsi un certo Dimitrios Aleidis, lavorante barbiere. La moglie di Dimitrios Aleidis aveva dichiarato d'essere disposta a spendere qualche soldo perché lui tornasse a casa.
Non lo trovai mai. Del resto dalla signora Aleidis non ebbi mai un quattrino.
La giornata aveva un tepore di fine marzo. Me ne stavo sulla soglia del negozio di barbiere e guardavo l'insegna al neon del Florian, un locale al secondo piano, mezzo trattoria e mezzo bisca. Anche un altro guardava quell'insegna. Fissava, anzi, quelle finestre polverose, con l'espressione estatica degli emigranti miserabili che arrivano in America e vedono per la prima volta la Statua della Libertà. Era un uomo grande e grosso, non più alto tuttavia di un metro e novantacinque e non più largo di un barile di birra. Si trovava a due o tre metri di distanza da me. Le braccia gli ciondolavano inerti sui fianchi e un sigaro gli fumava fra le dita enormi, ormai dimenticato.
Cosa lega un omicida braccato dalla polizia e una preziosa collana di giada rubata da una banda di ricattatori? Apparentemente nulla, ma sarà proprio a partire da queste due vicende che Chandler articolerà la trama di Addio mia amata, secondo romanzo con protagonista il carismatico e disilluso detective Marlowe. Come ne Il grande sonno, a fare da sfondo a questa indagine intricata e un po’ sconclusionata è una Los Angeles cupa e ambigua in cui ricchezza e povertà e vizio e virtù si abbracciano in un continuo avvicendarsi di atmosfere e situazioni in chiaroscuro. Meno equilibrato e più complesso rispetto al suo predecessore, Addio mia amata colpisce immediatamente per la prosa avvolgente, carica di descrizioni affilate e per l’intrigante articolazione delle varie sottotrame, ma si perde di tanto in tanto nel raccontare personaggi che mai sono apparsi così abbozzati e incompiuti nella produzione dell’autore statunitense. Le imperfezioni, comunque, non riescono a disinnescare curiosità e suspense.
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