Titolo originale: Child 44 Titolo italiano: Bambino 44
Autore: Tom Rob Smit
1ª ed. originale: 2008
Data di pubblicazione: 2009
Genere: Romanzo
Sottogenere: Thriller
Editore: Sperling & Kupfer
Collana: Economica
Traduzione: Annalisa Garavaglia
Pagine: 444
Tom Rob Smith è nato nel 1979 a Londra (Inghilterra) da madre svedese e padre inglese. Studia al St. John's College, Cambridge, dopo la sua laurea nel 2001 vince la borsa di studio Harper Wood per la poesia e la letteratura inglese e decide di completare i suoi studi di scrittura creativa alla Parvin University in Italia. Terminati gli studi lavora come sceneggiatore per la televisione e il cinema.
I suoi libri sono ambientati nella Russia degli anni cinquanta e, il protagonista, è Leo Demidov, ufficiale della polizia russa incaricato di risolvere omicidi; lavoro che fa anche a costo di andare contro le regole del partito.
Bambino 44 è diventato anche un film diretto da Daniel Espinosa e prodotto da Ridley Scott.
2008 - Bambino 44 (Child 44)
2009 - Il rapporto segreto (The Secret Speech)
2011 - Agent 6 (Agent 6)
2014 - La Casa (The Farm)
Nell'Unione Sovietica del 1953, Leo è un ufficiale dell'MGB (precursore del KGB), ma soprattutto è un servo del sistema, quel sistema che addestra i suoi adepti alla crudeltà e coltiva le paure del popolo. La vita di ogni cittadino è sotto il costante mirino di una Polizia di Stato che per il bene comune si fa portavoce di una legge che punisce e basta. Sei sospettato? Considerati già morto. Così deve essere. Così è.
Leo è stato addestrato per rendere il suo cuore crudele e non c'è altra legge al di fuori di quella di Stalin a cui si deve prestare con cieca e sottomessa obbedienza.
Quando il figlio di un suo collega viene trovato morto spetta a lui insabbiare il caso (anche se inconsapevolmente) convincendo il padre della vittima che si è trattato di un incidente e non di un omicidio. Il piccolo Arkadij è stato travolto da un treno mentre giocava nei pressi della ferrovia, fine della storia. Ma le cose sono andate diversamente e ci vorrà del tempo prima che lo stesso Leo si renda conto che in Unione Sovientica la parola "giustizia" serve solo da facciata.
Per la Polizia di Stato è molto più facile affibbiare la colpa a qualche emarginato della società, o a qualcuno di momentaneamente scomodo, l'importante è chiudere il caso e uscirne vittoriosi. Invece è proprio perchè in uno Stato libericida il crimine non esiste, non deve esistere, che un serial killer può uccidere indisturbato.
Leo abituato a non dormire per giorni pur di catturare l'uomo che gli veniva indicato dall'MGB, ad assumere anfetamine pur di non cedere ai normali cali fisiologici tipici dell'essere umano, deciderà di cambiare nel momento in cui il dito dei suoi superiori verrà puntato contro sua moglie.
Denunciarla e quindi condannarla, o difenderla e mettere a repentaglio la sua vita e quella dei genitori? Una vita contro tre, la scelta non dovrebbe essere difficile, eppure Leo non vuole più far parte di un sistema capace di mistificare anche un semplice gesto.
La ribellione lo porterà all'esilio, ma questa volta Leo non subirà le scelte degli altri, perchè vorrà fare giustizia catturando il killer che ormai ha già barbaramente ucciso 45 bambini, tutti secondo lo stesso modus operandi.
Incipit:
Ucraina
Villaggio di Cervoj
25 gennaio 1933
Dato che Marija aveva deciso di morire, il suo gatto avrebbe dovuto arrangiarsi da solo. Lo aveva già accudito molto più di quanto fosse sensato e ragionevole per un animale domestico. Gli abitanti del paese avevano da tempo catturato e mangiato topi e ratti. Gli animali domestici erano spariti poco dopo. Tutti tranne uno, quel gatto, il compagno che lei aveva tenuto nascosto. Perché non lo aveva ucciso? Aveva bisogno di qualcuno per cui vivere, qualcuno da proteggere e amare; qualcuno per cui sopravvivere. Si era ripromessa di continuare a dargli da mangiare fino al giorno in cui non avesse più avuto nulla da mangiare lei stessa. Quel giorno era arrivato.
Aveva già tagliato a striscioline gli stivali di pelle per bollirli con semi di bietola e ortiche. Aveva già dissotterrato lombrichi, succhiato la corteccia degli alberi. Quella mattina, in un febbrile delirio, aveva rosicchiato la gamba dello sgabello di cucina, finché non si era ritrovata le gengive piene di schegge di legno. Nel vederla, il gatto era scappato a nascondersi sotto il letto, e si era rifiutato di venire fuori anche quando lei si era inginocchiata chiamandolo e cercando di convincerlo con le buone. Quello era stato il momento in cui Marija aveva deciso di morire, non avendo più niente da mangiare né niente da amare.
Aspettò che scendesse la sera prima di aprire la porta di casa. Pensava che con la protezione del buio il gatto avesse migliori possibilità di arrivare al bosco senza essere visto. Se qualcuno del villaggio lo avesse adocchiato, tutti gli avrebbero dato la caccia. Persino ora che era tanto prossima alla sua stessa morte, l'idea del suo gatto ucciso la distruggeva. Si fece coraggio pensando che il fattore sorpresa giocava a favore della bestiola: in una comunità in cui gli adulti masticavano zolle di terra nella speranza di trovarci formiche o larve di insetti, in cui i bambini rovistavano nel letame dei cavalli nella speranza di trovarci pula di grano non digerita, e le donne si litigavano gli ossi, nessuno avrebbe potuto credere che un gatto fosse ancora vivo, Marija ne era sicura.
Pavel non credeva ai propri occhi. Era strano, magro, con gli occhi verdi e il pelo nero maculato: era senza ombra di dubbio un gatto. Stava facendo legna quando vide l'animale schizzare fuori dalla casa di Marija Antonovna, attraversare la strada coperta di neve e dirigersi verso il bosco. Trattenendo il fiato si guardò rapidamente attorno. Nessun altro lo aveva visto.
Nell'Unione Sovietica del 1953, Leo è un ufficiale dell'MGB (precursore del KGB), ma soprattutto è un servo del sistema, quel sistema che addestra i suoi adepti alla crudeltà e coltiva le paure del popolo. La vita di ogni cittadino è sotto il costante mirino di una Polizia di Stato che per il bene comune si fa portavoce di una legge che punisce e basta. Sei sospettato? Considerati già morto. Così deve essere. Così è.
Leo è stato addestrato per rendere il suo cuore crudele e non c'è altra legge al di fuori di quella di Stalin a cui si deve prestare con cieca e sottomessa obbedienza.
Quando il figlio di un suo collega viene trovato morto spetta a lui insabbiare il caso (anche se inconsapevolmente) convincendo il padre della vittima che si è trattato di un incidente e non di un omicidio. Il piccolo Arkadij è stato travolto da un treno mentre giocava nei pressi della ferrovia, fine della storia. Ma le cose sono andate diversamente e ci vorrà del tempo prima che lo stesso Leo si renda conto che in Unione Sovientica la parola "giustizia" serve solo da facciata.
Per la Polizia di Stato è molto più facile affibbiare la colpa a qualche emarginato della società, o a qualcuno di momentaneamente scomodo, l'importante è chiudere il caso e uscirne vittoriosi. Invece è proprio perchè in uno Stato libericida il crimine non esiste, non deve esistere, che un serial killer può uccidere indisturbato.
Leo abituato a non dormire per giorni pur di catturare l'uomo che gli veniva indicato dall'MGB, ad assumere anfetamine pur di non cedere ai normali cali fisiologici tipici dell'essere umano, deciderà di cambiare nel momento in cui il dito dei suoi superiori verrà puntato contro sua moglie.
Denunciarla e quindi condannarla, o difenderla e mettere a repentaglio la sua vita e quella dei genitori? Una vita contro tre, la scelta non dovrebbe essere difficile, eppure Leo non vuole più far parte di un sistema capace di mistificare anche un semplice gesto.
La ribellione lo porterà all'esilio, ma questa volta Leo non subirà le scelte degli altri, perchè vorrà fare giustizia catturando il killer che ormai ha già barbaramente ucciso 45 bambini, tutti secondo lo stesso modus operandi.
"Bambino 44" è veramente un bellissimo romanzo, con una buona dose di thriller, ma non solo. A un'attenta e raggelante ricostruzione storica si aggiunge l'evolversi di un personaggio che da "cattivo" diventerà "buono", co-protagonisti o anche solo comparse ben tratteggiati, una caccia all'uomo ricca di azione e poi un epilogo, quasi commovente, finalmente necessario per espiare definitivamente ogni colpa.
La sola copertina è capace di catapultare il lettore nel freddo clima di terrore che lo accompagnerà per 440 pagine: una coltre di neve macchiata di sangue attraversata dai binari di un treno, due indelebili cicatrici lungo L'Unione Sovietica.
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