Franca Leosini – Ombre sul giallo – Pier Paolo Pasolini L’ultima verità
con l’anteprima/intervista di Leosini e l’avv. Marazzita a PRIMO PIANO (Tg3)
Titolo: Franca Leosini – Ombre sul giallo – Pier Paolo Pasolini L’ultima verità Data di messa in onda: 07.05.2005 Genere: Cronaca Nera – Approfondimento & Inchiesta giornalistica
Produzione: Rai
Durata approssimativa: 72min
Titolo: Primo Piano – (Tg3) – Intervista a Franca Leosini e l’avv. Marazzita Data di messa in onda: 07.05.2005 Genere: Approfondimento notizie Produzione: Rai
Durata approssimativa: 26min
Rip Originale: laltrovideo
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Pasolini, rivelazione di Pelosi
"Non sono stato io a ucciderlo"
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ROMA - Trent'anni dopo Pino Pelosi, noto come "la rana", il ragazzo di vita che uccise Pasolini, cambia versione. "Non sono stato io l'assassino", dice a Franca Leosini che lo intervista per "Le ombre del giallo" (il programma sarà trasmesso su Rai 3 stasera alle 23,20) e accusa tre sconosciuti, tre giovani che parlavano "con un accento del Sud". Furono quei tre, la notte del 2 novembre del 1975, a pestare a sangue, in un piazzale sterrato dell'Idroscalo di Roma, lo scrittore, il regista, il poeta, il più coraggioso e anticonformista degli intellettuali italiani.
E' una "notitia criminis" che, con tutta probabilità, determinerà l'apertura di un nuovo fascicolo. E', soprattutto, la conferma di quanto in molti hanno sempre pensato e sostenuto. Nel processo di primo grado, lo stesso tribunale dei minori che condannò Pelosi per omicidio "in concorso con ignoti". Poi la sentenza d'appello individuò in "Pino la rana" l'unico responsabile. Ma i dubbi restarono. Non sembrava possibile che quel ragazzo di 17 anni avesse potuto compiere da solo un omicidio così feroce.
Ma Pino Pelosi, nella sua nuova versione, non si limita ad accusare i tre sconosciuti. Descrive un vero e proprio agguato che aveva come obiettivo Pier Paolo Pasolini in quanto intellettuale, in quanto "sporco comunista". E' quanto gridavano i tre mentre pestavano selvaggiamente l'autore de "I ragazzi di vita". Gridavano: "sporco comunista", "fetuso", pezzo di merda".
Poi andarono via, in macchina, e "Pino la rana" rimase solo. Da questo momento in poi il nuovo racconto coincide con quello conosciuto da tempo. Disperato e impaurito, Pelosi salì sulla macchina, la mise in moto, inavvertitamente passò sopra il corpo di Pasolini agonizzante determinandone la morte.
Identica anche la prima parte della storia. E cioè l'incontro tra il ragazzo di vita e lo scrittore nei pressi della stazione Termini di Roma, la sosta in pizzeria, il viaggio sino all'Idroscalo, quel rapporto sessuale consumato velocemente in macchina.
Ma non c'è più la lite, non c'è più "Pino la rana" che, da solo, colpisce Pasolini. In quel momento compaiono i tre misteriosi individui. Sbucano dal buio. Uno dei tre immobilizza Pelosi, gli ordina di non muoversi. Gli altri due estraggono lo scrittore dalla macchina e lo picchiano con violenza bestiale.
Nello studio televisivo, durante la registrazione della puntata, erano presenti gli avvocati Guido Calvi e Nino Marazzita, all'epoca giovani penalisti e difensori di parte civile dei familiari dello scrittore. La confessione di Pelosi è stata una sorpresa anche per loro. Sono rimasti di stucco. Soddisfazione, certo, perché fin da allora avevano sostenuto che Pelosi non poteva aver agito da solo, ma anche amarezza. "E' un'amara constatazione - ha detto Marazzita - poter dire oggi: avevamo ragione". E Calvi: "Pelosi ha ricostruito i fatti esattamente come li illustrai nella memoria conclusiva che poi fu recepita dal tribunale dei monomeri di Roma". Tra gli ospiti della puntata di "Ombre del giallo" ci sarà anche Carlo Alfredo Moro, autore di quella sentenza.
Non ci sono più molti di quelli che nel 1975 sostennero che Pasolini era rimasto vittima di un agguato. E che, come tanti altri in quegli anni, furono accusati di voler ad ogni costo vedere il complotto per negare la banalissima realtà di un omicidio maturato nel mondo degli omosessuali. Non c'è più Alberto Moravia, né Laura Betti.
Sostennero che "Pino la rana" non era stato che uno strumento di un piano criminale per eliminare un intellettuale scomodo. E' quanto ha detto Pino Pelosi, pur presentandosi come strumento inconsapevole. Non conosceva gli autori dell'aggressione, non sapeva che erano là. Li vide per la prima volta quella sera. Lo minacciarono di fare del male alla sua famiglia se avesse parlato. E lui, semplicemente, si adeguò. Oggi può dirla tutta, ha sostenuto, perché entrambi i suoi genitori sono morti.
E' un uomo di 47 anni che vive d'espedienti alla periferia di Roma. E' entrato e uscito dal carcere più volte. Franca Leosini, che lo intervistò nel 1994 per "Storie maledette," è convinta della sincerità del nuovo racconto: "La conferma viene dagli atti del processo. Solo adesso molte incongruenze, molte assurdità, trovano spiegazione. Credo che Pelosi con queste ultime dichiarazioni abbia veramente riscritto una pagina fondamentale di questo mistero".
(7 maggio 2005) fonte: La Repubblica autore: GIOVANNI MARIA BELLU
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Ombre sul giallo.
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Programma ideato, scritto e condotto da Franca Leosini.
La trasmissione, giunta alla sesta edizione (nel 2008), ricostruisce e analizza le vicende che hanno maggiormente infiammato e diviso l'opinione pubblica. Vicende, sulle quali permane l'ombra del dubbio, il tormento di un mistero irrisolto, anche l'ipotesi di un errore, commesso da chi era chiamato a indagare o a giudicare.
"Ombre sul giallo", insieme alla narrazione di un appassionante noir, ha, come suo progetto interno, il tentativo di capire: cosa sia realmente accaduto; come e perché, attraverso quali percorsi della logica e strumenti di tecnica investigativa, gli inquirenti siano pervenuti a quella conclusione;
quale sia, in caso contrario, l'anello mancante che ha impedito a inquirenti e giudici di conseguire un esito di verità;
come e perché, per la vicenda criminosa, che in trasmissione viene ripercorsa con metodo, ma soprattutto con massima attenzione e scrupolo, restino ampi spazi aperti al dubbio, al sospetto, quando non proprio alla certezza di trovarsi al cospetto di una sentenza imperfetta o di indagini inadeguate.
Ogni caso viene ripercorso anche attraverso la ricostruzione filmata dei momenti più significativi della vicenda in esame, nonché avvalendosi di materiale fotografico allegato agli atti processuali e di filmati di repertorio.
In studio con Franca Leosini: esponenti delle forze dell'ordine, avvocati, magistrati che hanno seguito i singoli casi e, quando possibile, gli stessi protagonisti della vicenda.
Con un taglio giornalistico diretto e conciso, tipico della caratteristica professionale della conduttrice, le inchieste di Ombre sul giallo tentano di far nascere dubbi, anche su sentenze che a primo impatto possono sembrare più che corrette.
Uno dei tanti casi di cui si è occupata la trasmissione è il noto caso di Patrizia Campagna, condannata a 21 anni di reclusione ma ritenuta da molti innocente, oppure il famosissimo caso dell'omicidio di Nadia Roccia.
La verosimiglianza delle ricostruzioni è uno dei punti forti del programma, che, avvalendosi sovente della collaborazione delle forze dell'ordine, ed in particolare degli agenti che hanno vissuto il caso, cerca di proiettare il telespettatore sulla scena del crimine, lasciando a lui ogni giudizio sulla correttezza delle sentenze.
La trasmissione si chiude con una frase pronunciata dalla conduttrice per delineare il leitmotiv della stessa: "La dignità di un dubbio va sempre preferita al tormento di un errore."
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