TRAMA
Marc Daly, giovane pianista, assiste all'assassinio di una parapsicologa, Macha Méril, ma non riesce a vedere il volto dell'omicida. Mentre indaga aiutato da una bella giornalista, Daria Nicolodi, all'epoca compagna di Dario Argento, le persone con cui viene in contatto cominciano ad essere assassinate una dopo l’altra. La verità è insospettabile.
Apice stilistico e creativo di Dario Argento, segna la linea di confine tra l’iniziale fase thriller e quella più marcatamente horror che sarebbe seguita. E difatti il film è pervaso da elementi di entrambi i generi, che riesce a nobilitare grazie alla vena particolarmente ispirata del regista in quel periodo. L’ottimo cast tiene su una trama non del tutto chiara ma infarcita da alcune tra le trovate più genuinamente spaventose del cinema di suspance moderno. Il film valse ad Argento il titolo di “erede” di Alfred Hitchcock, merito giustificato ma non sempre onorato nelle opere successive. Menzione indispensabile per la colonna sonora dei Goblin, da brivido.
INFO
Titolo originale: Profondo rosso
Paese: Italia
Anno: 1975
Durata 126 min
Genere: Giallo, Thriller, Horror
Regia: Dario Argento
Soggetto: Dario Argento, Bernardino Zapponi
Sceneggiatura: Dario Argento, Bernardino Zapponi
Produttore: Salvatore Argento, Angelo Jacono
Produttore esecutivo Claudio Argento
Casa di produzione: Rizzoli Film, Seda Spettacoli
Fotografia: Luigi Kuveiller
Montaggio: Franco Fraticelli
Effetti speciali: Germano Natali, Carlo Rambaldi
Musiche Giorgio: Gaslini (eseguite dai Goblin)
Scenografia: Giuseppe Bassan
Costumi: Elena Mannini
Trucco; Giuliano Laurenti, Giovanni Morosi
INTERPRETI E PERSONAGGI
David Hemmings: Marc Daly
Daria Nicolodi: Gianna Brezzi
Macha Méril: Helga Ulmann
Gabriele Lavia: Carlo
Eros Pagni: comm. Calcabrini
Giuliana Calandra: Amanda Righetti
Piero Mazzinghi: Bardi
Glauco Mauri: prof. Giordani
Clara Calamai: Marta (madre di Carlo)
Aldo Bonamano: padre di Carlo
Liana Del Balzo: Elvira (cameriera di Amanda)
Vittorio Fanfoni: agente assistente dell'ispettore
Dante Fioretti: fotografo della Polizia
Geraldine Hooper: Massimo Ricci (amante di Carlo)
Jacopo Mariani: giovane Carlo
Furio Meniconi: Rodi
Fulvio Mingozzi: agente Mingozzi
Lorenzo Piani: agente addetto alle impronte digitali
Salvatore Puntillo: agente della Polizia
Piero Vida: agente grasso
Nicoletta Elmi: Olga (figlia di Rodi)
Salvatore Baccaro: fruttivendolo (non menzionato)
Bruno Di Luia: uomo preoccupato nel bagno (non menzionato)
Attilio Dottesio: fioraio (non menzionato)
Tom Felleghy: chirurgo (non menzionato)
Mario Scaccia: uomo alla conferenza di parapsicologia (non menzionato)
Glauco Onorato: (non menzionato)
RECENSIONE
« Tu credi di dire la verità, e invece dici soltanto la tua versione della verità. A me accade spesso... » (Carlo - Gabriele Lavia)
Si tratta, secondo molti critici cinematografici e molti appassionati, di uno dei migliori film di Argento. L'opera segna, all'interno del percorso artistico del regista, il passaggio fondamentale fra la fase thriller, alla quale appartengono L'uccello dalle piume di cristallo, Il gatto a nove code e Quattro mosche di velluto grigio (il film doveva infatti intitolarsi La tigre dai denti a sciabola per continuare la saga animalier), e quella horror cominciata con Suspiria.
Fin dalla sua uscita nelle sale, la pellicola ebbe un ottimo successo di pubblico e, col passare degli anni, divenne un film di culto, grazie anche ai terrificanti effetti speciali, cui mise mano anche Carlo Rambaldi, e alla musica, composta dal pianista jazz Giorgio Gaslini con l'ausilio del gruppo rock progressive dei Goblin. Il film fu girato tra Torino, Perugia e Roma, ma nella finzione le vicende sono ambientate a Roma.
REALIZZAZIONE
Profondo Rosso nasce, come altri film di Argento, durante le battute finali della realizzazione della sua opera precedente, l'atipico Le cinque giornate. L'idea di base, la medium che, durante una seduta, percepisce i pensieri di un assassino, risale addirittura ad una prima stesura di Quattro mosche di velluto grigio. Argento lavora febbrilmente sulla sceneggiatura ma, insoddisfatto del risultato, si fa aiutare da Bernardino Zapponi, tanto che alla fine ne risulta una sceneggiatura a quattro mani. Zapponi, intervistato, si attribuisce l'idea di aver voluto rendere molto "fisico" l'orrore del film e di legarlo ad un contesto "realistico" e comune, mentre attribuisce ad Argento il lato "fantastico" della vicenda (la medium, i fantasmi della villa).
Il film, inoltre, risente della particolare situazione affettiva di Argento, che si era appena separato da Marilù Tolo, con cui aveva convissuto per un anno, dopo il divorzio dalla prima moglie Marisa Casale. Argento ricorda quel periodo come ricco di febbrile creatività. Inoltre, è sul set del film che la sua relazione con Daria Nicolodi si consolida. La Nicolodi stessa riconosce che nel personaggio di Gianna Brezzi, la giornalista da lei interpretata nel film, c'è molto del suo vero carattere e molto del giovane Dario Argento quando faceva il giornalista.
In una scena del film, quando Daria Nicolodi entra in casa di David Hemmings, trova la foto di una donna su un mobile. Chiede chi è e lui le risponde che è una di cui si ricorda a malapena, e allora lei butta la foto nel cestino. La donna rappresentata nella foto è Marilù Tolo.
La scelta di Clara Calamai per interpretare la folle assassina non è casuale: Argento voleva infatti un'attrice anziana, un tempo famosa ma adesso dimenticata, in parte per la lunga assenza dallo schermo, in parte perché passata di moda. Quando David Hemmings si reca per la prima volta in casa della donna, le fotografie che la Calamai gli mostra sono proprio le sue, che la ritraggono sui set dei suoi vecchi film.
La famosa colonna sonora del film, eseguita dal gruppo progressive rock Goblin su spartiti di Giorgio Gaslini, fu scelta da Argento come ripiego. Il regista, infatti, avrebbe voluto addirittura i Pink Floyd per comporla. Il gruppo declinò gentilmente l'invito, perché troppo impegnato nella composizione di un nuovo album, quindi la produzione si rivolse a Gaslini, che aveva già lavorato con Argento ne "Le Cinque Giornate". Tuttavia, Argento sentiva che la musica di Gaslini non andava bene per il film e che occorreva qualcosa di più moderno. Intrigato dal demo Cherry Five, il regista contattò i Goblin ed il gruppo aderì volentieri al progetto. Secondo Argento, il 90% della colonna sonora definitiva è da attribuirsi ai Goblin e solo il resto a Gaslini.
LUOGHI DOVE E' STATO GIRATO IL FILM
Il film si svolge a Roma ma è stato girato prevalentemente a Torino, ma anche a Roma e Perugia.
La scena iniziale del film, con le prove del gruppo jazz di Marc, è stata girata all’interno del Mausoleo di Santa Costanza a Roma.
La scena del congresso di parapsicologia è stata girata all'interno del famoso Teatro Carignano di Torino, in Piazza Carignano 6, attualmente riaperto dopo un accurato restauro.
La fontana dove ha luogo il colloquio tra Carlo ubriaco e Marc, è la Fontana del Po, in Piazza C.L.N. a Torino.
Il palazzo dove viene uccisa la sensitiva Helga è sito a Torino in Piazza C.L.N., di fronte al civico 222 ma le riprese interne sono state fatte nei teatri di posa De Paolis a Roma.
La scena del funerale della medium Helga è stata girata a Perugia, nel Cimitero monumentale.
Il locale "Blue Bar" dove suona Carlo in realtà non è mai esistito. La scenografia fu costruita in Piazza C.L.N. vicino all'abitazione di Marc, ed è un chiaro omaggio al quadro Nighthawks di Edward Hopper.
La scuola Leonardo da Vinci, dove Marc entra di notte per cercare il disegno, è in realtà il Liceo Classico "Mamiani" in Viale delle Milizie 30, a Roma.
La lugubre "villa del bambino urlante" dove Marc rinviene il cadavere è sita a Torino in Corso Giovanni Lanza 57, ed è nota come Villa Scott.
La sperduta villa di campagna di Amanda Righetti, come scritto sul Davinotti, si trova a Roma, in via Della Giustiniana 773.
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