Film
Un film di Louie Psihoyos. Documentario, durata 92 min. - USA 2009.
Trama
CChi non ha mia sperato, a bordo di un traghetto, di veder emergere dal mare una coppia di delfini? Chi non si è entusiasmato a vederli nelle piscine di un delfinario? Chi conosce veramente la vita di un delfino? A quest'ultima domanda, da oggi, sapremo dare una risposta che ci renderà senz'altro più tristi. Un eco-film che svela il motivo per cui forse, dal traghetto, avvistiamo di rado questi splendidi cetacei perché finiscono ad esibirsi in piscine di parchi acquatici. The cove è stata ribattezzata una laguna sulle coste di Taiji, un parco nazionale che si trova in Giappone, un luogo paradisiaco dove però accade qualcosa di agghiacciante. Qui, per sei mesi all'anno, da aprile a settembre, si danno appuntamento i cacciatori di cetacei riuscendo ad accaparrarsi ben 23 mila delfini. Pesca illegale? In realtà si, anche se a consentirla è l'assurda legislazione della International Whaling Commission. Qui arrivano, qui li catturano per portarli in Occidente, molto spesso in vasche o megapiscine per farli esibire. Il problema è che, da quel momento in poi, il bel cetaceo sarà costretto a vivere in una gabbia, in carcere per l'appunto. Una prassi che fa fruttare 2 miliardi di dollari l'anno e che è fortemente sponsorizzata dalla Yazuka, la mafia giapponese.
Il documentario nasce dall'interesse di Ric O'Barry, addestratore di delfini, tra cui il celebre Flipper televisivo, quando un giorno constatò che uno dei suoi allievi, Kathy una femmina delfino, era morta. Forse, forse, si chiese O' Barry c'è qualcosa che non va. Quel qualcosa era la gabbia in cui erano costretti a vivere, resistendo per soli due anni, per la “gioia” di grandi e piccini. Quello di Louie Psihoyos, famoso fotografo, è un film importante, ben girato, incalzante, emozionante, struggente e illuminante sulla stupidità umana, sicuramente uno dei più importanti in questa interessante, ma tristissima sezione del festival romano, che di certo non lascerà indifferente nessuno. Immagini che emozionano, ma che pare abbiano, giustamente, preoccupato il governo di Tokyo, che non ha permesso l'introduzione della carne di delfino nelle mense scolastiche. Nessuno di questi avidi predatori si chiede cosa ne sarà di un mare spoglio. Pare che l'interesse sia per tutt'altro, come sempre per il vile denaro. Soltanto alcuni ecologisti, ribattezzati “gli Ocean's eleven”, che poi sarebbe il team costituito dal regista, hanno trovato il modo, attraverso strategici appostamenti, di scoprire cosa accade nel terribile covo così da renderne testimonianza. I delfini vengono catturati attraverso l'uso di onde elettromagnetiche che non permette il funzionamento del loro sistema comunicativo, il sonar, e vengono presi attraverso crudeli ganci. |